Roma, 8 gennaio (di Giulia Lucchini)- “Mi preoccupa il silenzio perché se non si parla di una cosa allora non esiste. Io non ero un grande scolaro e non ricordo di aver affrontato questi temi e la nascita del fascismo, ecco penso che questo sia pericoloso”. Così Luca Marinelli alla presentazione della serie ‘M-Il figlio del secolo’ nella quale interpreta Benito Mussolini. Tratta dall’omonimo bestseller di Antonio Scurati, vincitore del Premio Strega, prodotta da Sky Studios e da Lorenzo Mieli per The Apartment, scritta da Stefano Bises e Davide Serino e diretta da Joe Wright la serie in dieci puntate, dopo essere stata presentata fuori concorso all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, sarà dal 10 gennaio in esclusiva su Sky e in streaming su Now.
“Sono inglese e questo credo che questo mi abbia dato la giusta distanza verso quello che stavo raccontando. Anche se penso che non ci sia una grande differenza tra inglesi e italiani, sento più distanza tra noi e gli americani. La sfida principale è stata quella di creare il tono giusto e di non ritrarre Mussolini come un pagliaccio. Mi sono avvicinato a questa figura seducendo il pubblico, proprio come lui aveva fatto, senza mai perdere di vista quello che è stato. Ho rotto la quarta parete e cercato il dialogo diretto con il pubblico in modo brechtiano”, dice il regista che mette in scena la storia della fondazione dei Fasci Italiani nel 1919 fino al famigerato discorso di Mussolini nel 1925, dopo l’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti.
Un distanziamento e allo stesso tempo un avvicinamento cercato in primo luogo anche dal produttore Lorenzo Mieli: “Questa serie è la cosa più straordinaria che abbia mai prodotto. Ho seguito un doppio binario: essere travolti, emotivamente tanto da rischiare di essere empatici, e al tempo stesso sentirsi distanti e tirati fuori. La mostruosa abilità di racconto e di manipolazione sono molto coerenti con quello che raccontiamo”.
Nel cast anche Francesco Russo nel ruolo di Cesare Rossi e Barbara Chichiarelli e Benedetta Cimatti, rispettivamente nei panni di Margherita Sarfatti e di Donna Rachele.
Recentemente la serie è stata presentata al Cinema Adriano di Roma nell’ambito dei Progetti Scuola ABC rivolti agli studenti e alle studentesse delle Scuole superiori del Lazio. “È stata una giornata davvero emozionante per me- commenta Luca Marinelli-. Ho trovati i giovani molto attenti. Hanno fatto molti parallelismi con l’attualità. Sono più presenti di come ero io alla loro età e precisi nell’esprimere i loro dubbi. Per me non è stato per nulla facile dovermi avvicinare per forza a un personaggio come Mussolini. Dal punto di vista umano è stato devastante. Necessario dal punto di vista artistico”.
E Antonio Scurati, autore della pentalogia su Benito Mussolini (M. Il figlio del secolo è il primo volume pubblicato nel 2018), racconta: “Ho fiancheggiato dall’esterno la scrittura e talvolta anche la produzione. È stato intellettualmente molto avvincente. Ho sentito una grande responsabilità e a un certo punto devo ammettere che ho dubitato perché temevo per il tono e avevo paura che Mussolini fosse rappresentato troppo come un personeggio comico e seducente. Non volevo che il lettore, così come lo spettatore, empatizzasse con lui e che ne venisse sedotto in qualche modo perché penso che il fascismo sia stato una tragedia e non volevo che continuasse a gettare la sua tragica ombra su di noi. Ma quando ho visto il risultato sullo schermo sono rimasto abbagliato e devo riconoscere che questa è stata la strada giusta: una grande regia e una grande prova d’attore, che esprimono l’eccellenza artistica e creativa del nostro paese”.
E sul pericolo di un ritorno al fascismo nel mondo di oggi. “È molto importante non farsi trascinare dai fiochi del momento. Bisogna essere presenti al presente e anche al passato per capire la direzione in cui stiamo andando”, dice Marinelli. E Joe Wright: “Tanti leader blandiscono il nazionalismo. Io non credo nelle nazioni, ma nelle persone e credo che abbiamo molte cose in comune tutti noi in quanto esseri umani. La bestia è presente in ciascuno di noi, Mussolini è in ciascuno di noi. L’ora più buia non era un film su Churchill e in questo Mussolini diventa una metafora per fare esaminare il male che è presente in noi e la possibilità di elevarci senza cedere a questi istinti più bassi”. Infine alla domanda di un giornalista sul perché questa serie non vada in onda sulla Rai, Scurati chiosa: “C’è un servizio pubblico in questo paese?”.