Roma, 18 ottobre- “Da tempo volevo raccontare la storia di una donna”. Così Gabriele Muccino che oggi ha presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma il suo tredicesimo film ovvero Fino alla fine, in sala dal 31 ottobre con 01 distribution.
Il film racconta la storia di Sophie, una giovane ragazza americana (Elena Kampouris) che arriva in Italia a Palermo con la sorella e che incontra Giulio (Lorenzo Richelmy) e il suo gruppo di amici siciliani. Tutto avviene ventiquattr’ore prima del suo rientro in California. Ventiquattr’ore che cambieranno per sempre la sua vita che ha deciso di voler vivere fino in fondo.
“Questa ragazza di provincia entra in un tornado invisibile e si trasforma scegliendo di camminare sull’orlo del baratro- dice il regista-. Non è un film sui ragazzi di oggi, sarebbe una distorsione definirlo in questo modo. Sono ragazzi che portano con loro l’impeto e il fatto di sentirsi immortali. Sophie è anche pronta a morire pur di vivere quella notte in modo assoluto”.
E poi: “C’è una linea invisibile tra giusto e sbagliato, bene e male, e trovarsi dall’altra parte e molto facile che possa capitare. Noi siamo cacciatori nell’animo, ma anche assassini.
Quel confine tra bene e male è più labile di quel che pensiamo e siamo presuntosi a pensare di poterlo dominare”.
Dalla serie ‘A casa tutti bene’ Muccino ora si avvicina al genere della suspense sempre raccontando i sentimenti e le relazioni e portando in sala una storia d’amore che si trasforma in un thriller adrenalinico.
“Quando vidi American beauty stavo scrivendo L’ultimo bacio e sono rimasto con il desiderio che ci fosse il morto- dice Muccino-. Anche se a Palermo quando abbiamo girato quegli inseguimenti in macchina avevo paura davvero che ci scappasse il morto. È stato un film girato con il brivido addosso e l’adrenalina”.
“Tutti hanno questa voglia di vivere al massimo per cui era facile empatizzare con lei.Nella mia vita sono molto più cauta”, dice Elena Kampouris. E Lorenzo Richelmy: “Il film parla di quanto siamo liberi e di quanto possiamo scegliere e sentirci padroni delle nostre vite. Muccino è un regista carbon fossile che si agita e ti grida addosso”.
“Si parla della libertà di poter scegliere e di come la vita sia la conseguenza delle scelte che facciamo”, commenta Paolo Costella, che ha scritto il film insieme a Gabriele Muccino. E il regista conclude: “Non chiamatelo film generazionale, perché odio questo termine dal 2001”.