Venezia, 2 settembre- “Il mio è un film sulla guerra senza la guerra, che è sempre fuori campo. Racconta le schegge e le mine che rimangono nel terreno. Mi piace descrivere quello che rimane in off perché spesso è più potente dell’on”. A parlare è Maura Delpero, in concorso a Venezia 81. con Vermiglio, in uscita in sala con Lucky Red il 19 settembre.
Un film che racconta dell’ultimo anno della Seconda guerra mondiale in una grande famiglia e di come, con l’arrivo di un soldato rifugiato, per un paradosso del destino, essa perda la pace, nel momento stesso in cui il mondo ritrova la propria. Nel cast Tommaso Ragno, Roberta Rovelli e Martina Scrinzi.
Il direttore della Mostra del Cinema di Venezia Alberto Barbera presentando questo film ha citato Olmi e il suo L’albero degli zoccoli (1978). “Mi ha fatto un complimento enorme e mi ha dato un grande carico- commenta la regista-. Amo moltissimo quel film. Il mio metodo di lavoro guarda sempre dentro e mai fuori. E questo film è nato da un moto dell’animo: da un evento triste ovvero la morte di mio padre e da un evento felice perché poi mi è apparso bambino in sogno”.
Girato nell’alta Val di Sole, al confine tra il Trentino e la Lombardia: “Quei territori per me sono molto intimi e familiari, li conosco molto bene. Ho scelto ogni comparsa così come ogni bambino e ho lavorato molto sul dialetto. Amo molto le lingue”.
E ancora sul territorio: “Ho vissuto tanto tempo in montagna e tanto in pianura dove c’è posto per aprire il petto. La montagna ti ricorda che fa freddo e che c’è vento e per certe cose un po’ leopardiana. Il paesaggio influenza il modo di essere delle persone”.
Dopo Maternal, film del 2019 su tre donne e il loro rapporto con la maternità, questo film si concentra maggiormente sugli uomini tanto che si potrebbe chiamare Paternal.
“Credo che da una parte ci sia un salto e dall’altra un’evoluzione. Io cerco la poesia e non la prosa. Racconto tutto senza raccontare perché arrivo poi a un punto in cui mi fermo. Rispetto a Maternal c’è una continuità perché è un film corale e io la coralità la preferisco per quanto sia più difficile. Quando scriviamo parliamo sempre della nostra infanzia nel mio caso non potrebbe essere più vero”.