Venezia, 1 settembre- “Questo film ci fa entrare nella profondità dell’abisso di una famiglia che si autodistrugge”. Così il regista Francesco Costabile alla presentazione della sua opera seconda, dal titolo Familia, in concorso nella sezione Orizzonti dell’81esima Mostra del Cinema di Venezia e in uscita nelle nostre sale il 2 ottobre con Medusa.
Tratto dal romanzo Non sarà sempre così di Luigi Celeste, il film è un melodramma nero che racconta la violenza, soprattutto quella psicologica, di un padre di nome Franco (Francesco Di Leva) che ha reso l’infanzia di due ragazzi (Francesco Gheghi e Marco Cicalese) e la giovinezza di sua moglie Licia (Barbara Ronchi) un ricordo fatto di paura e prevaricazione.
“Si intitola Familia, un termine dalla desinenza latina che ci rimanda a qualcosa di molto più inquietante e oscuro e richiama quel contratto di dominazione del pater familias che aveva sui propri servi. E per servi si intendevano anche i propri figli e la propria moglie”, spiega il regista.
La storia purtroppo e’ all’ordine del giorno: “Il mio è un film che rielabora la cronaca. Come autore mi sono posto il problema etico dell’adozione di un punto di vista consapevole perché il cinema è anche uno strumento di impatto sociale. Spesso nella nostra società la cronaca nera resta confinata in nomi, numeri, date e morbosità. Questo è quello che poi abbiamo vissuto con Giulia Cecchettin e con altre vittime che non sono poi veramente raccontate. Il cinema attraverso le immagini ci permette di entrare nella complessità della vicenda. Viviamo in un’epoca di semplificazione anche nel giudizio degli altri”.
“La denuncia non è la fine di tutto, è l’inizio di qualcosa di complesso. Quel che c’è dopo non lo sai, sei sola, è una situazione di grande isolamento. Da fuori è considerata la vittima, ma da dentro lei si sente colpevole e questo mi ha commosso profondamente”, conclude Barbara Ronchi.