Venezia, 1 settembre- “Mi manca mio fratello Piergiorgio proprio per la sua capacità di non integrarsi mai. Era uno fuori dalle istituzioni un po’ come il personaggio di Fausto”. Così Marco Bellocchio che oggi ha presentato alla 81esima Mostra di Arte Cinematografica di Venezia in Selezione Ufficiale, Fuori Concorso, il suo corto Se posso permettermi/Capitolo II.
Realizzato nell’ambito del corso di alta formazione cinematografica “Bottega XNL – Fare Cinema” 2023, è il seguito del cortometraggio omonimo realizzato nel 2019 da Marco Bellocchio e i suoi allievi a Bobbio. Ed è interpretato da Fausto Russo Alesi, Barbara Ronchi, Rocco Papaleo, Giorgia Fasce, Filippo Timi, Pier Giorgio Bellocchio, Fabrizio Gifuni, Edoardo Leo.
Nel primo episodio Fausto, un uomo colto e incapace d’azione torna a Bobbio in seguito alla morte della madre: nelle sue interazioni con i personaggi del paese, non riuscirà a trattenersi dall’esprimere sinceramente i suoi inaspettati (e inappropriati) giudizi, pur anticipati dall’apparente gentilezza di un “se posso permettermi…”. In questo secondo capitolo, ritroviamo Fausto tre anni dopo. Non se ne è mai andato da Bobbio e vive nella casa della madre sommerso di libri: è invecchiato e impoverito, non lavora e non ha una pensione, deve vendere la casa. Nelle faccende domestiche è aiutato dalla cameriera Barbara.
“La casa (ndr. Quella di famiglia di Bobbio) è quella dei Pugni in tasca, dove io ho trascorso la mia infanzia-racconta Bellocchio-. In quelle vacanze dove si andava a fine scuola e si stava fino a settembre in campagna. Infatti io il mare l’ho conosciuto tardissimo”. E poi: “Noi siamo qui, ma non credevamo di essere per questo corto a Venezia. Mi ricordo quando nel 1965 il mio film I pugni in tasca fu rifiutato dall’allora direttore del festival Luigi Chiarini perché al tempo decidevano politicamente e lui aveva deciso che Visconti doveva avere il Leone d’oro e lo ebbe per Vaghe stelle dell’Orsa. Però due anni dopo mi invitò per La Cina è vicina e fu premiato. A quei tempi la politica aveva una capacità dominatrice”.
Ma è prevista una serie tv di questo corto? “Non ci avevo mai pensato di farne una serie tv- risponde-. Non ho il tempo, magari qualcun altro potrà coglierne il testimone. I produttori dicono sempre che non hanno soldi, quindi certo che sento la pressione dell’industria. Ora siamo entrati in un periodo di austerità e la produzione dice amico mio dobbiamo risparmiare”. E la serie in cantiere su Tortora? “A che punto è? Siamo all’opposto questo è stato fatto con leggerezza e divertimento. La serie Tortora è molto complicata. Molto più di un corto”.
“Finalmente ho pensato lavoro con Marco Bellocchio e non faccio una commedia. Invece tutti mi fermavano dicendo che faceva ridere e io quasi ci rimanevo male. È stata un’esperienza davvero interessante”, dice Edoardo Leo. Per la giovane attrice Giorgia Fasce: “Per me è stato un sogno più facile del previsto ma solo perché Marco è troppo bravo dai teatri di provincia a Venezia con Bellocchio sto sognando ad occhi aperti. A Piacenza durante la serata di cinema e psichiatria mi hai detto che ci sarà un capitolo tre e mi farà partorire”.
Il corto è una produzione Kavac Film con Rai Cinema, in collaborazione con Fondazione Fare Cinema e Fondazione di Piacenza e Vigevano, prodotto da Simone Gattoni in collaborazione con Paola Pedrazzini e Pier Giorgio Bellocchio. La distribuzione internazionale è Rai Cinema International Distribution.
Durante la conferenza stampa è stato consegnato il Premio Bresson al maestro piacentino. “Vorrei ricordare a tutti lo sguardo libero di Marco nei confronti del mondo e della realtà. Questo è l’unico premio che la Santa Sede conferisce a un regista”, dice Mons. Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, che gli ha conferito il premio. E Marco Bellocchio: “Ho tante targhe, ma questo premio è bello e importante e lo esporrò. Bresson per me è stato un maestro e suggerisco alle giovani generazioni di vedere i suoi film”.