Venezia, 31 agosto- “A casa c’è sempre la tv accesa, si fa la vita di tutti i giorni e intanto arrivano immagini e suoni di guerra ecco questo provoca un’assuefazione terribile alla guerra perché subiamo le emozioni anziché parteciparle. Nel mio film c’è la guerra molto più che in un film di guerra. Il mio è un film sulla guerra e questo aumenta la sua forza emotiva”. Parola di Gianni Amelio che torna in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, a due anni da ‘Il signore delle formiche’, con ‘Campo di battaglia’, nelle sale con 01 distribution dal 5 settembre.
Il suo film affronta due temi purtroppo molto attuali: la guerra e la pandemia. E si svolge sul finale della prima guerra mondiale quando due ufficiali medici (Alessandro Borghi e Gabriel Montesi), amici di infanzia si trovano a lavorare nello stesso ospedale militare nel quale arrivano dal fronte i feriti più gravi.
“Ho un modo di lavorare poco condiviso, vale a dire io non penso, io sento nelle viscere le cose- prosegue Amelio che ha cosceneggiato il film, liberamente ispirato a ‘La sfida’ di Carlo Patriarca, insieme ad Alberto Taraglio-. Le immagini di guerra sono usurate e paradossalmente sembrano oggi irreali perché le vediamo troppo. La tv tutti i giorni ci manda bombardamenti e così via. Non solo quelle della guerra in Ucraina o a Gaza, in generale anche l’affondamento di un gommone. Le immagini di morte vengono consumate in situazioni che non sono quelle della sala cinematografica che è il tempio della goduria del cinema. Nella sala si ricevono delle emozioni”.
“Amelio è stato davvero la benzina di questo progetto- dice Alessandro Borghi-. Gianni ti rende parte del processo che è una cosa fondamentale per me proprio per fare bene questo lavoro. Il mio personaggio salva delle vite. Lui è il buono del film perché sta contro la guerra. Ma in realtà quando finisce il film tu ti domandi se lo sia realmente. Quindi questo è un film che presenta anche la relatività della vita”. E Gabriel Montesi: “Amelio mi ha insegnato tanto e mi ha fatto capire cosa significa un’inquadratura”.
Nel cast anche Federica Rosellini: “Questo film ha tra gli elementi: il ghiaccio, la neve e il fuoco. Era un ribollire di desideri di fuga. Tutti i nostri personaggi stanno scappando da qualcosa anche quando non lo sanno. Anna è un personaggio inafferrabile. Questo film ci ricorda anche quanto possiamo dimenticare e per una volta prendere posizione e agire”. Il film è prodotto da Kavac Film, IBC Movie, One Art con Rai Cinema.