Bari, 30 marzo 2023- La parola Amusia fu coniata nel 1890 dal neurologo tedesco August Knoblauch. Solamente all’inizio degli anni 2000 fu riconosciuta come una reale disfunzione neurologica legata alla musica. Questa patologia ce la racconta nella sua opera prima Marescotti Ruspoli, presentata al Bif&st di Bari in concorso nella sezione Panorama Internazionale e dal 27 aprile al cinema con 102 Distribution e intitolata appunto Amusia, parola che deriva dal greco “a-musia” ovvero mancanza di armonia.
Protagonista è Livia (Carlotta Gamba), una ragazza affetta da questo disturbo che impedisce a chi ne soffre di sentire la musica. Nel cast anche Giampiero De Concilio, Fanny Ardant e Maurizio Lombardi.
“Sono un appassionato di musica e ho scoperto la patologia leggendo il libro Musicologia di Oliver Sacks perché trovai un capitolo intitolato appunto: amusia- racconta il regista al Bif&st di Bari-. Rimango sbalordito perché la malattia in sé venne certificata nel 2005 e mi interessava approfondire questa tematica nata in modo nominativo a fine ottocento e poi confermata più di cento anni dopo. Per questo ho deciso di ambientare il film in un contesto in cui la malattia ancora non era stata certificata. Il personaggio interpretato da Carlotta Gamba si trova a combattere contro il pregiudizio delle persone che non credono in questo disturbo”.
E poi: “Ho studiato molti documenti dell’Università di Montreal dove hanno certificato la malattia. Con i medici non sono riuscito a parlare perché c’è il segreto professionale, ma ho parlato con un uomo che è stato sposato per quindici anni con una persona amusica. Mi ha raccontato i sacrifici fatti e mi ha fatto capire i limiti. Tante volte sentire l’altra faccia della medaglia è quasi più utile. Immaginiamoci cosa significhi non poter mai sentire la musica, che è un’arte. Non poter mai vedere un Picasso o un film di Fellini o non poter mai leggere una poesia di Ungaretti. La musica è un collante sociale. E la protagonista pensa di essere incompatibile con il mondo. Per fortuna l’amore l’aiuterà a cambiare e a farcela”.
Perché è ambientato in un motel? “Volevo un’ambientazione surreale e fatiscente, un po’ onirica. Volevo che il protagonista maschile lavorasse in un albergo ad ore. Mi sono anche ispirato al film Paris, Texas di Wim Wenders che io amo. Il film è sospeso, non è la storia di un viaggio fatto, ma sognato. E questo motel mi aiutava a rendere questa atmosfera in cui la cosa più vera sono i sentimenti dei personaggi”.
Nel cast scelto attraverso i self-tape in epoca Covid anche la grande attrice francese Fanny Ardant. “La vita ci insegna che bisogna permettersi di sognare e non scartare le possibilità perché lei dopo aver letto la mia sceneggiatura ha accettato questo ruolo. Ogni tanto ci penso e non mi sembra vero. Qui lei interpreta il personaggio di Domitilla, una madre che si ritrova a non voler scontentare il marito che è un uomo irascibile e al tempo stesso vuole aiutare sua figlia pur non capendo il suo problema. Alla fine opta per la neutralità”.
Già vincitore del premio del pubblico al Tallinn Black Nights Film Festival, il film è prodotto da UMI Films in collaborazione con Rai Cinema, con il contributo del MIC, con il sostegno della Regione Emilia-Romagna attraverso Emilia-Romagna Film Commission, della Regione Lazio e di Roma Lazio Film Commission.