Bari, 19 marzo (di Giulia Lucchini)- Al Bif&st questa mattina si è reso omaggio a Paolo Taviani. La quindicesima edizione del Festival di Bari è infatti dedicata al grande regista, scomparso il 29 febbraio scorso. Dopo la proiezione de La notte di San Lorenzo dei fratelli Taviani si è svolto dunque l’incontro, moderato da David Grieco, al quale hanno preso parte il direttore del Festival Felice Laudadio, la produttrice Donatella Palermo e il critico Enrico Magrelli. “Avrebbe dovuto esserci anche un’altra persona, Lina Nerli Taviani, moglie di Paolo e anche costumista in molti film dei Taviani. Non è venuta per la troppa emozione”, precisa subito Felice Laudadio.
Che poi inizia a ricordare alcuni dei film diretti dai due grandi registi. A cominciare da quello appena proiettato, La notte di San Lorenzo, che lui stesso, quando era presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia, fece restaurare. “Quella nuova edizione fu proiettata alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia nel 2018 nella sezione Venezia Classici, una sezione competitiva che vedeva alcuni esperti del settore giudicare il miglior restauro dell’anno- dice Felice Laudadio-. Paolo era presente alla proiezione, mentre Vittorio non c’era già più da alcuni mesi. Paolo era seduto accanto a me. La proiezione fu accolta da un applauso interminabile, il pubblico era tutto in piedi, ma lui non si alzava dalla poltrona. Poi gli spettatori cominciarono ad avanzare, stringendosi attorno a lui che finalmente si alzò in piedi. Solo allora ho capito che stava piangendo, commosso per il fratello. Quell’anno quel film vinse il premio per il miglior restauro”.
E poi il ricordo va a un altro grandissimo film: Padre padrone, vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 1977. “Paolo e Vittorio lo avevano girato in 16mm ma, quando fu inviato in concorso a Cannes nel 1977, si rese necessario che fosse ‘gonfiato’ in 35mm per essere proiettato sullo schermo enorme del Festival. La trasposizione tra formati diversi di pellicola, però, comportò che la copia del film presentasse delle imperfezioni, tra alcune sfocature e alcune macchie e per questo i due registi si sentirono fortemente a disagio. Accadde poi che Joris Ivens, il più grande documentarista allora vivente, si avvicinò a loro e gli fece i complimenti per quelle imperfezioni che pensava fossero volute. Le ritenne un motivo in più per apprezzarlo. Fatto sta che Padre padrone vinse poi la Palma d’Oro, nell’anno in cui il Presidente della Giuria era Roberto Rossellini”.
Sempre vitale e con ancora tanta volontà, tanta capacità e tanti sogni. Tra questi il suo ultimo film, purtroppo non realizzato, che avrebbe dovuto produrre proprio Donatella Palermo. “Era un film sulla morte, come peraltro lo era anche il precedente Leonora addio. Dopo la scomparsa del fratello Paolo era ossessionato dal tema e così aveva scritto Il canto delle meduse. Il titolo era bellissimo. Doveva essere strutturato in tre parti, una prima su due medici che si parlano citando passaggi dei “Dialoghi” di Platone, opportunamente attualizzati, finché uno dei due non muore; un secondo descrive la vita quotidiana di alcune persone chiuse in casa nel periodo del Covid e un terzo episodio è su una donna che sta morendo e che non vuole essere sepolta insieme al marito. Nonostante fosse ancora sconvolto dalla perdita di Vittorio, Paolo non aveva perso la capacità di raccontare. La sua sceneggiatura me l’hanno già chiesta per affidarla ad altri registi ma non la darò a nessuno, perché le immagini che avrebbe portato sullo schermo erano solo le sue”.
Poi il critico cinematografico Enrico Magrelli, tornando a parlare de La notte di San Lorenzo, dice:
“In questo film la storia è la protagonista assoluta. C’è una linea molto interessante che ha a che fare con l’eros. Un dato non indifferente che poi spesso passa in secondo piano. Le immagini sono entrate nella memoria di ogni spettatore. Questo per me è uno dei loro film più importanti. Sicuramente quello che gli appartiene di più. Una loro emanazione diretta. Avevano messo insieme ricordi di sopravvissuti e ognuno di loro aveva dato una chiave di lettura diversa. Decisero di non fare un film neorealista, non un Paisà 2.0, ma fecero un film in cui la storia trasfigura con il mito, la fantasia, l’elaborazione e la reinvenzione”.
Nel corso della mattinata il ricordo è andato anche a Giuliano Montaldo, anche lui recentemente scomparso. A lui e a Paolo Taviani è dedicata infatti questa edizione del Bif&st.