Bari, 16 marzo- Il primo appuntamento della quindicesima edizione del Bif&st ha dato subito il segno di quanto il Festival sia entrato nel cuore del pubblico.
Il Teatro Petruzzelli si è riempito in ogni ordine di posto per assistere alla proiezione di “Felicità”, l’opera prima di Micaela Ramazzotti accolta alla fine da un lungo applauso che ha salutato anche il ritorno dell’attrice a Bari a sei anni dall’edizione nella quale aveva ricevuto il Federico Fellini Platinum Award for Cinematic Excellence e a quattro da quando era stata premiata con il Premio Anna Magnani alla migliore Attrice per “Gli anni più belli”. Insieme a lei, sul palco del Petruzzelli, Sergio Rubini che stasera riceverà il premio Alberto Sordi come Migliore Attore non Protagonista e Luca Bigazzi che sarà invece premiato come Migliore Autore della Fotografia con il premio intitolato a Giuseppe Rotunno, entrambi proprio per il loro lavoro in “Felicità”.
Moderato da Enrico Magrelli, l’incontro si è aperto con una domanda sull’esordio da regista di Micaela Ramazzotti. “Avevo in mente questa storia da diversi anni. Volevo raccontare l’unione tra un fratello e una sorella dal punto di vista della sorella maggiore all’interno di una famiglia disturbata e pericolosa nella quale i genitori sono carnefici e i figli sono vittime. Più un elemento esterno, il compagno della protagonista, anch’egli un carnefice. Penso che il tema di quanto, in una famiglia disfunzionale, possa nascere un disturbo mentale non abbia mai ricevuto la necessaria attenzione e io ci tenevo moltissimo. Mentre scrivevo il film avevo già davanti a me il volto di Sergio Rubini nel ruolo di Bruno e così per tutti gli altri personaggi principali, da Max Tortora ad Anna Galiena e Matteo Olivetti. Quando ho terminato la sceneggiatura, li ho contattati tutti e tutti mi hanno offerto la loro disponibilità. Solo che io non avevo ancora un produttore! E quando l’ho trovato, mi ha detto che mi avrebbe consentito di dirigere il film solo se avessi interpretato io il personaggio di Desiré, ciò che inizialmente non volevo fare perché avevo paura, alla mia prima regia, di non essere all’altezza di fare anche l’attrice. Però era pur vero che il personaggio di Desiré lo avevo scritto su di me, mettendo insieme vari elementi di personaggi che avevo già interpretato. È stato quindi giusto averlo fatto e devo dire che il fatto di trovarmi anche all’interno delle scene mi ha aiutato ad alleviare l’ansia.”
Sulla sua esperienza nel film, Sergio Rubini: “Sul set mi sono sentito subito accolto, che è un qualcosa per me molto importante. Questo perché credo che un attore dia il meglio di sé quando c’è un regista che lo protegge e che non lo giudica. Dopodiché penso che l’attore debba sospendere il giudizio sul personaggio che interpreta, e io ho scoperto che Bruno era un personaggio negativo solo quando ho visto il film finito!”
Sulla fotografia del film, Luca Bigazzi: “Ho capito che avevo tre diversi mondi da illuminare, la periferia dell’universo, il mondo dell’università e il mondo del cinema, ciascuno dei quali aveva bisogno della luce giusta. E dovevo illuminare tre case diverse, e qui ho pensato di rispettarne le differenze sociologiche. Ma ho lavorato, come sempre, in velocità, senza indugiare in inutili formalismi che fanno solo perdere tempo. Sul set del film sono stato bene, la notte non facevo gli incubi che faccio generalmente.”
Alla domanda di Enrico Magrelli a Sergio Rubini su come vive il doppio ruolo di attore e regista: “Gli attori sono come una tribù, hanno un lessico comune, si riconoscono e quindi, quando recito in un mio film, so entrare nel loro mondo e amarli. Il passaggio dalla recitazione alla regia viene però percepito ancora come una sgrammaticatura, quando invece è una cosa normale che risale ai tempi di Charlie Chaplin! Più inusuale, piuttosto, il passaggio inverso, da regista ad attore. Mi hanno raccontato che quando a un regista fu proposto di interpretare un film, la prima cosa che ha fatto è iscriversi a una palestra, come se recitare fosse una questione estetica quando è invece una questione di profondità!”.
Micaela Ramazzotti: “Da regista è andato tutto bene, da attrice devo dire che invece ho avuto qualche momento di difficoltà, soprattutto quando abbiamo girato la scena nella quale eravamo tutti insieme al pranzo della famiglia Mazzoni e tutti dovevano esprimere emozioni diverse. Qui talvolta mi sono tradita mentre controllavo la recitazione degli altri. Ma questo, al montaggio, lo abbiamo notato solo in alcuni miei primi piani che abbiamo quindi tagliato”. Sui registi ai quali si potrebbe essere ispirata: “Ce ne sono tanti ma, se proprio devo fare un nome, dico che ammiro particolarmente Ken Loach, penso che i suoi film abbiano un potere terapeutico su di me.”
Sui progetti futuri, Sergio Rubini: “Io sto lavorando da regista a un mio vecchio progetto su Giacomo Leopardi cui pensavo da 25 anni e spero di non mettercene altrettanti per ultimare il montaggio. È una miniserie per la Rai in 2 o 3 puntate che dovrebbero andare in onda alla fine di quest’anno.” Luca Bigazzi: “Io ho terminato un film nel dicembre scorso e ora avverto purtroppo un clima di grande incertezza, non si capisce bene che cosa stia succedendo nel cinema italiano, credo che il Governo italiano non stia sostenendo la cultura come meriterebbe.” Micaela Ramazzotti: “Io ho un progetto a maggio, un altro a settembre e un terzo a fine anno, tutti da attrice e non ne posso parlare. Non penso, per adesso, a un nuovo film da regista, al momento ho solo tanta voglia di partire con nuovi personaggi da interpretare!”