Roma, 14 settembre- “Mi manca moltissimo il cinema. Certo che penso a un mio ritorno”. Parola di Carlo Verdone, che sogna di tornare dietro la macchina da presa per il grande schermo e che ieri ha presentato la seconda stagione di Vita da Carlo, dal 15 settembre in esclusiva su Paramount + (la prima, in onda su Prime Video, era stata la più votata tra le ‘serie original’ ai Nastri d’argento serie, Nastro per Carlo Verdone nel 2022, premiati, sempre ai Nastri, anche i suoi attori: Monica Guerritore e Max Tortora).
Lo avevamo lasciato alla fine della prima stagione con questo proposito: “Voglio solo fare quello che mi va di fare”. E Carlo ha tenuto fede alla sua intenzione. Lo ritroviamo che sta dedicando del tempo a sé stesso e scrivendo un romanzo, La carezza della memoria, che è diventato un best seller. Ha deciso anche di adattare uno dei racconti autobiografici presenti nel libro e di farne un film dal titolo Maria F..
Una serie dunque parecchio autobiografica. “Mi manca fare un film dove posso fare il regista e raccontare una storia non necessariamente comica, ma condita con l’ironia che mi appartiene. Prima o poi lo farò e vorrei fosse tratto da qualcosa che scriverò”, dichiara Carlo Verdone. E dalla platea si leva una voce: “Te lo faccio fà io”. È Stefano Ambrogi che in Vita da Carlo interpreta il suo storico produttore Ovidio Cantalupo. “Si parla molto di me in questa e della difficoltà di mettere in piedi questo film: Maria F. che è un piccolo 8 e mezzo di Verdone. In questa serie è tutto più autobiografico”, prosegue Verdone. Quindi ha sempre desiderato fare un film d’autore? “Credo che Un sacco bello, Al lupo al lupo e Compagni di scuola fossero film d’autore”, risponde. E poi: “Ho cominciato questa serie con un po’ di paura perché in genere i numeri due vengono peggio dei numeri uno. Con gli sceneggiatori, Pasquale Plastino, Ciro Zecca e Luca Mastrogiovanni, ci siamo decisi a farla più solida e a creare dei colpi di scena che spiazzassero il pubblico. E poi abbiamo approfondito tutti i personaggi intorno. SanGiovanni per esempio è stata una sorpresa perché lui è di Vicenza e viene dal mondo della musica, ha milioni di follower. Si è adeguato ai nostri ritmi, è stato bravissimo e ha recitato con grande sicurezza mettendo in campo sé stesso, la sua timidezza e la sua malinconia”.
Nel cast anche: Monica Guerritore, Ludovica Martino, Max Tortora, Stefania Rocca, Claudia Gerini, Christian De Sica, Gabriele Muccino, Zlatan Ibrahimovic, Maria De Filippi, Fabio Fazio e tanti altri.
Sulla regia condivisa con Valerio Vestoso, Carlo Verdone dice: “Ci siamo suddivisi i compiti. Io ho pensato più agli attori, mentre lui alle geometrie delle riprese”. E poi: “Girare una serie è molto più faticoso che girare un film. Ma ha un vantaggio perché puoi scrivere quello che vuoi visto che hai un campo enorme come quello di calcio e non hai le costrizioni di durata del film. Ti consente di dilatare tutto e di spaziare. È anche più facile. È più difficile il cinema, ma fare una serie è più stressante”.
Sulla situazione del cinema dice: “Io guardo sempre il Cinetel e stiamo sempre là. Abbiamo Barbie e abbiamo Oppenheimer. Qualche film italiano tenta qualcosa in più, ma più di tanto non ce la fa. Interroghiamoci su questo. Non facciamoci troppe masturbazioni, tipo perché non si prendono attori italiani nei film americani. Sono polemiche che lasciano il tempo che trovano, ha ben risposto Sofia Coppola quando ha detto che il regista è l’autore e sceglie. Hanno chiuso troppi cinema. Il cinema ora si è risollevato ma grazie a due film. Dobbiamo capire cosa manca al cinema italiano: c’è qualcosa che non funziona nella scrittura? Vogliono altri attori? Non so cosa succederà, ma i risultati mi impensieriscono. Ci sono sempre i film americani di grosso costo, ma il resto fatica moltissimo. Mi auguro che si riprenda”.
E ancora: “Barbie è un successo per il cinema e per gli esercenti. Tanto pubblico è andato al cinema. Ma non è un successo per il cinema italiano. Poniamoci la domanda perché è piaciuto così tanto? Aveva una sua curiosità. Io come sono entrato sono uscito. Oppenheimer sono un fan di Nolan e per me è un grande film. Abbiamo tanti bravi attori, ma non si riesce a invogliare il pubblico. Spesso la gente vede i film sui telefoni”.
“Ma i film italiani sono molto brutti e mal scritti- interviene il produttore Aurelio De Laurentiis-. Durante la premiazione dei David ho sentito delle affermazioni vecchie e stantie come il cinema non deve tenere conto delle esigenze del pubblico. Nella mia vita da produttore ho toccato 400 film con le mie mani e il pubblico è stato il mio driver. Il cinema è un ponte che devi usare verso il pubblico con grande rispetto perché hai anche una funzione sociale e educativa”.
A proposito del politically correct Verdone dice: “Si è arrivati ad estremismi assurdi come la cancel culture. Adesso la Divina Commedia o il David sono pornografici. Tra un po’ lo diventerà anche il crocifisso. È proprio una moda americana. Stiamo esagerando e ci stiamo coprendo di ridicolo. Spesso oggi abbiamo difficoltà nello scrivere. Allora tutte le commedie vecchie, comprese quelle di Sordi, andrebbero buttate”.
“Dopo il successo della prima stagione Paramount ci ha offerto di fare altre stagioni. Questa serie si è ancora più arricchita rispetto alla precedente, ha tante guest star e avvicina il pubblico alla vita del nostro Carlo nazionale”, dice Luigi De Laurentiis.
E Aurelio De Laurentiis conclude: “In Italia purtroppo si fa molta fatica con il cinema, quando io ho debuttato con Un borghese piccolo piccolo erano altri tempi. Qui Verdone gioca tra il faceto e la tristezza di certe condizioni umane. Carlo ha trovato la sua vis comica e la sua vis drammatica, d’altronde la commedia all’italiana era anche molto drammatica. Lui ha preso questa vena spontaneamente perché fa parte del suo carattere. Andiamo a raschiare ancora nella sua vita affannosa”.