Venezia, 2 settembre- “Il film non è stato venduto alla Francia, ma speriamo che venga distribuito perché sarebbe un danno non poterlo vedere. Non capisco anche perché non farlo visto che poi tutte le piattaforme come Netflix e così via mandano tutti i giorni in onda i film di Roman Polanski”. A parlare è Luca Barbareschi che per Èliseo Entertainment Moving Emotions Production ha prodotto con Rai Cinema l’ultimo film di Roman Polanski: The Palace.
Presentato fuori concorso a Venezia 80, il film racconta una storia che si svolge nel Palace Hotel. Uno straordinario castello progettato all’inizio del 1900 da un architetto mistico, un castello che si trova sulle montagne della Svizzera, nel bel mezzo di una valle innevata. Qui al Palace Hotel, edificio dall’atmosfera gotica e fiabesca dove ogni anno, ospiti ricchi, viziati e viziosi convergono da tutto il mondo. Un evento irripetibile li ha riuniti tutti, la festa di Capodanno del 2000. Al servizio delle loro stravaganti esigenze c’è uno stuolo di camerieri, facchini, cuochi e receptionist. È l’alba del nuovo millennio. Cani e pinguini con bisogni umani e umani con bisogni animali. Le loro storie danno vita ad una commedia assurda, nera e provocatoria. È la fine del 1999, non solo l’epilogo di un secolo, ma la fine di un intero e controverso millennio.
A festeggiare il grande evento una serie di buffi personaggi interpretati da Fanny Ardant, John Cleese, Bronwyn James, Joaquim De Almeida, Luca Barbareschi, Milan Peschel, Fortunato Cerlino e Mickey Rourke. Tra loro anche lo stesso Luca Barbareschi nei panni di una pornostar in pensione.
La sceneggiatura è stata scritta dal regista insieme allo sceneggiatore Jerzy Skolimovski e a Ewa Piąskowska.
“Questa è un film corale, un affresco straordinario di questo mondo, di cosa è diventato. Dopo J’accuse, Roman ha firmato un film balzachiano, una comédie humaine strepitosa”, prosegue Luca Barbareschi.
“Ero già stata diretta da Roman Polanski” – dice Fanny Ardant-. “Stare con lui sul set è un privilegio. Non avevo mai interpretato questo tipo di donna. Mi sono divertita della sua follia e di questo suo amore per i cani e per gli uomini. Lei è un piccolo condensato di energia”. Anche Fortunato Cerlino è onorato di lavorare con il grande maestro e di fare parte di questo gruppo di personaggi che sembrano un po’ “maschere della commedia dell’arte”. E Joaquim De Almeida, nei panni di un chirurgo brasiliano, commenta: “Roman ti tira fuori il meglio. Lui è molto presente sul set. Anche quando mi ha morso il cane, lui mette subito la gocciolina di sangue. Questo film è una satira del mondo in cui viviamo. La fine del mondo alla vigilia dell’anno 2000 e di una società decrepita”.
Infine interviene nuovamente Luca Barbareschi a proposito della Mostra del Cinema di Venezia: “Con il direttore artistico Alberto Barbera abbiamo avuto degli scontri forti, ma ha dato a questo festival una grande indipendenza e questo è molto importante. Non si possono mandare avviso di garanzia al passato perché siamo nel presente (ndr. dice riferendosi a J’accuse). Il presente è libertà e non ci deve essere giudizio morale sull’arte. La mostra del cinema deve essere un luogo di sperimentazione, di libertà, senza giudizio morale, altrimenti dovremmo buttare giù la cappella Sistina e le opere di Caravaggio. Barbera ha fatto un festival coraggioso e largo. È stato coraggioso nel prendere J’accuse, e quest’anno altrettanto coraggioso nel prendere Polanski, Allen e anche il mio The Penitent, che non siamo personaggi molto comodi. E ringrazio anche Rai Cinema che si è presa un bersagli importante di responsabilità. Spero che questo film vada in Francia ma anche in America, perché anche il J’accuse (ndr. film del 2019 di Roman Polanski, sempre prodotto da Barbareschi, e vincitore del Gran premio della Giuria al Lido) non è stato venduto lì e in UK, Australia, Nuova Zelanda e paesi anglosassoni”. The Palace arriverà nelle nostre sale il 28 settembre con 01 Distribution.
Crediti:M.Abramowska