Venezia, 1 settembre- “L’Italia non è un paese semplice per una donna: è anche pericoloso. E le immagini di Wilma Montesi, di questa ragazza buttata sulla spiaggia a testa in giù mi colpirono molto”. Parola di Saverio Costanzo alla presentazione del suo film in concorso per il Leone d’oro dal titolo Finalmente l’alba. Un racconto di formazione al femminile con una giovane donna protagonista: “Mi trovo più a mio agio con personaggi femminili, mi viene più naturale. Sono più divertenti ed elettrizzanti. Volevo raccontare la storia dell’omicidio di Wilma Montesi avvenuto nell’aprile del 1953 e che rappresentò per l’Italia il primo caso di assassinio mediatico. Fu uno spartiacque per la storia italiana perché da quel momento le cronache raccontano che l’Italia perse l’innocenza. La stampa speculò sulla vicenda e di questa ragazza morta non importò più nulla a nessuno”.
Prodotto da Wildside e Rai Cinema il film racconta il viaggio lungo una notte della giovane Mimosa, interpretata da Rebecca Antonaci, che nella Cinecittà degli anni cinquanta diventa la protagonista di ore per lei memorabili. Una notte che da ragazza la trasformerà in donna.
“Il personaggio di Mimosa è venuto fuori nel tentativo di cambiare un epilogo. Un epilogo che riconsegna la dignità della memoria a Wilma Montesi perché Mimosa riesce a sopravvivere”.
Nel cast anche Lily James, Joe Keery, Rachel Sennott, Alba Rohrwacher e Willem Dafoe.
“Tutte le persone che la accompagnano in questa notte non sono pericolose. Non sono personaggi negativi, ma sono solo degli insicuri. Quando incontrano Mimosa piano piano ognuno si toglie le proprie fisime. Anche il personaggio interpretato da Willem Dafoe non è negativo, ma è una sorta di Caronte buono e quello, interpretato da Lily James, ha tutte le nevrosi tipiche della diva. Una che deve essere sempre seducente, ammaliante, fatale. Ma gli artisti non sono mai pericolosi, quelli pericolosi sono gli squali da salotto”.
Un film molto felliniano e non solo. “C’è Bellissima, c’è Fellini, Le notti di Cabiria, ma più che altro c’è Giulietta Masina con un tipo di femminilità buffa, non convenzionale, non stereotipata, in un certo senso una boccata di aria fresca. È una femminilità più difficile e inafferrabile che Fellini ha reso grande. Lavorare con un personaggio del genere è rischioso come lo era lei. E Rebecca è una sua nipote e le somiglia anche nella sofisticatezza e nella sua semplicità di non essere artefatta e costruita”.
Infine conclude: “Il mio è un film sul riscatto dei semplici, degli ingenui e su chi è ancora capace di guardare il mondo con stupore. È venuto fuori così perché ho seguito la meraviglia e il candore di Mimosa. Volevo raccontare chi era Wilma il giorno prima che morisse”.
Finalmente l’alba uscirà nelle sale il 14 dicembre distribuito da 01 distribution.