Roma, 26 febbraio- “Un thriller gotico, ma prima di tutto una storia d’amore”. Così Pupi Avati alla presentazione del suo ultimo film: ‘L’orto americano’. Una produzione Duea Film, Minerva Pictures con Rai Cinema, prodotto da Antonio Avati, Gianluca Curti e Santo Versace, che vede protagonista un giovane, interpretato da Filippo Scotti, che a Bologna nei tempi della Liberazione, si innamora al primo sguardo di una bellissima nurse dell’esercito americano. Nel cast anche Chiara Caselli.
Dopo essere stato presentato fuori concorso alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia ora esce in sala dal 6 marzo distribuito da 01 distribution e segna il ritorno di Avati al genere horror: “L’horror è un genere che non ho mai tradito del tutto. Ho fatto delle incursioni nel cinema più intimo e autobiografico, ma non ho mai dimenticato il genere che ha fatto forte il cinema italiano. Penso a Dario Argento o Bava negli anni settanta. Un cinema che si esportava in gran parte di Europa. Il regista italiano ora è diventato genere di sé stesso. Sorrentino fa i film di genere Sorrentino, Amelio fa i film genere Amelio. Non si adeguano e non si abbassano. Sembra una rinuncia fare il genere”.
Infine sulla proposta da lui fatta del ministero per il cinema Pupi Avati dice: “È una proposta che è stata accolta bipartisan sia da parte del governo, da Taviani e Forza Italia, che dalla parte rappresentata da Franceschini, dalla Schlein e da Orfini. Loro propongono anziché un ministero, che sarebbe troppo complicato, un’agenzia sul modello francese che sarebbe invece fattibilissima. E per me assolutamente opportuna. Qui a Roma si è parlato solo della chiusura di 160 sale, ma non è solo quello il problema del cinema italiano. Ci sono tanti problemi. Tra cui il Ministero con un buco enorme di soldi. Un Ministero come quello dei Beni Culturali non si può occupare delle feste di paese, di Ercolano, dei musei e dell’opera lirica. Troppe cose. Già Alberto Ronchey, al tempo di Ciampi, propose di fare un Ministero del cinema, della televisione e della cultura. Spero e sono convinto che questa proposta andrà avanti perché lo stesso ministro Giuli è concorde. Chi vota contro vuol dire che non sa quali sono i problemi del cinema in questo momento. Ci possono essere dei film che vanno molto bene, come Follemente o Diamanti, ma ce ne sono tantissimi, non li cito, che non sono andati bene, che sono usciti una settimana e poi sono spariti e costavano delle belle cifre”.