Roma, 6 febbraio- Anche i Giornalisti Cinematografici si schierano con la mobilitazione del Cinema per il futuro delle sale storiche di Roma, da tempo chiuse, e ora definitivamente in pericolo dopo la proposta di legge regionale che ne ha messo a rischio la possibilità di una riapertura con l’autorizzandone a nuove destinazioni d’uso.
Dopo l’immediata reazione di protagonisti del cinema, da Carlo Verdone a Marco Bellocchio, Paolo Sorrentino e Paola Cortellesi, Mario Martone e Pierfrancesco Favino sono già molti gli appelli che rivendicano “il ruolo importante
di presidio culturale” dei cinema che hanno contribuito alla formazione di generazioni di spettatori, chiedendo che si annulli il tentativo di trasformarli in luoghi commerciali, come rischia di accadere per le sale storiche recentemente acquistate dal fondo olandese che avrebbe acquisito anche l’Adriano.
Anche se l’incontro recente con il Governatore del Lazio, Francesco Rocca lascia pensare alla possibilità di una schiarita la determinazione degli attori, dei produttori Pietro Valsecchi e Federica Lucisano e l’intervento dell’Anica con il presidente Usai, dell’Anec e dei rappresentati delle industrie cinematografiche sembra aver
ottenuto una sorta di stop, con la possibilità, a breve, di un ripensamento delle nuove regole.: “Eviteremo le speculazioni sulle sale”, ha dichiarato Rocca, che ha aperto a un percorso da chiudere in due settimane per rivedere la norma sul cambio di destinazione d’uso, mentre è allo studio anche la mappatura dei cinema che hanno chiuso i battenti e delle altre sale comunque a rischio.
La proposta di legge regionale, presentata dall’assessore all’Urbanistica, il leghista Pasquale Ciacciarelli, lo scorso agosto, prevede la possibilità di fare interventi di ristrutturazione, demolizione e ricostruzione nei cinema che risultano chiusi o dismessi al 31 dicembre del 2023 con l’obiettivo di cambiarne completamente la destinazione d’uso, cioè di convertire gli spazi delle sale a nuove funzioni, dopo dieci anni dalla chiusura. Dal 2008 ad oggi sono 55 le sale romane che hanno chiuso. Tra queste e il Metropolitan di via del Corso, il Roma (fondato proprio da Verdone) e il Pasquino a Trastevere, il Rivoli vicino a Via Veneto, , il Palazzo a San Lorenzo, e ai Parioli l’Embassy e l’Empire di viale Regina Margherita. Cinema in molti casi venduti all’asta e acquistati, com’è accaduto di recente con l’acquisto del fondo olandese. La mobilitazione continua.