Roma, 22 novembre- “Ho realizzato dei documentari in questi anni, ma ho sempre pensato a una storia di finzione da poter realizzare al momento giusto”. Così Mimmo Verdesca, regista di molti docufilm (di cui due vincitori di due Nastri d’Argento) su importanti figure della storia del cinema (l’ultimo è dedicato all’attrice Alida Valli), ora in sala, dal 5 dicembre con 01 distribution, con il suo primo lungometraggio di finzione. Si intitola ‘Per il mio bene’ e è un film molto al femminile con protagoniste Barbora Bobulova, Sara Ciocca, Stefania Sandrelli e Marie Christine Barrault. Nel cast anche Leo Gullotta.
Il film racconta il viaggio interiore di Giovanna (Bobulova) alla ricerca delle proprie
origini, fatto di scoperte sconvolgenti, accettazioni sofferte e anche di perdono. Giovanna in un momento delicato della sua vita ha bisogno della persona che l’ha abbandonata, sua madre biologica. Contattata da un avvocato, la donna però continuerà a rifiutarla. Giovanna allora partirà alla sua ricerca, sicura di farle cambiare idea, ma l’incontro con quella donna misteriosa e ostile porterà a galla verità sconvolgenti.
“Ho scelto di dare spazio all’ aspetto emotivo- racconta il regista-. Riconosco nell’ universo femminile una maggiore sensibilità. Tutto è arrivato in modo naturale. Mi incuriosisce e mi commuove l’essere umano in generale e esplorare i rapporti familiari mi ha appassionato. Mi ha mosso la passione insieme alla curiosità e ho affrontato due temi principali: l’identità e la maternità”. E Barbora Bobulova dice: “Amo il mio mestiere e i personaggi che faccio che li prendo un po’ come dei figli. Nella vita ognuno di noi ha una parte forte e una debole che spesso nascondiamo”.
Infine Leo Gullotta conclude: “Ho fatto tante cose in 64 anni di carriera.
Mi piace cercare l’anima di questi personaggi. Il mio personaggio Luciano in questa storia di donne e maternità è un uomo estremamente egoista legato solo al denaro e rappresenta un po’ la nostra società attuale. Questo è un film necessario perché oggi l’umano si è chiuso a riccio non parla e non sente, ma vive di grandi interrogativi nascosti”.