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Atom Egoyan si racconta al Matera Film Festival

Matera, 5 novembre (di Giulia Lucchini)- “Per me è davvero emozionante essere qui in questa città misteriosa, antica e bellissima”. Così il regista canadese di origine armena Atom Egoyan alla quinta edizione della festa internazionale del cinema di Matera, che si tiene nella Città dei sassi dal 3 al 10 novembre.

Regista, sceneggiatore, produttore, a lui sarà dedicata una retrospettiva con i seguenti titoli: Il viaggio di Felicia (il 3 Novembre alle ore 18 al CineTeatro Guerrieri di Matera), Exotica (il 5 Novembre alle ore 20 al CineTeatro Bellocchio di Ferrandina, con successivo incontro del regista con il pubblico) e Remember (il 10 Novembre alle ore 12 al CineTeatro Guerrieri di Matera) e sarà il presidente di giuria per i lungometraggi del concorso internazionale: “Per me un onore e anche una grande responsabilità. Qui ci sono solo cinque film è un grande privilegio perché si ha la possibilità di guardare un film anche due volte. Un film non deve essere competitivo”.
Si è affermato nella seconda metà degli anni Novanta come uno dei più significativi nuovi registi del panorama internazionale. Nei film sin qui realizzati due i temi centrali per il regista: la questione dell’identità e delle radici familiari e il tema dell’utilizzo della tecnologia come ambiguo strumento per la registrazione e conservazione della memoria. Ma anche il tema religioso. “Sono sempre stato interessato ai film su Gesù. E in passato ho visto il film di Pasolini, Il vangelo secondo Matteo, che è stato girato qui a Matera. Vidi anche il musical Jesus Christ Super Star e cercai di esplorare attraverso i film la vita di Gesù. Adesso io sto portando Salomè un’altra storia della Bibbia. Portarla al centro di questa meravigliosa città per me è un miracolo”. Il nuovo film di Atom Egoyan si intitola Seven Veils e sarà presentato venerdì 8 novembre alle ore 21 in anteprima nazionale al Matera Film Festival.

Nel film si racconta la storia di Jeanine (interpretata da Amanda Seyfried) una giovane regista teatrale che sta lavorando all’allestimento di Salomè, adattamento dell’opera originale di Richard Strauss e basata sul testo di Oscar Wilde dopo essere stata a lungo lontana dalle scene. Perseguitata da ricordi e pensieri oscuri che la destabilizzano, la donna dovrà mettere ordine anche nella sua vita personale. Durante le prove, il suo percorso s’incrocerà con quello di alcuni cantanti e membri della troupe e il trauma di Salomè inizierà ad assumere per lei un nuovo significato. “Non è un film sull’emancipazione femminile- dice il regista-. È più un’opera di emancipazione personale. La protagonista qui cerca di liberare i propri sentimenti. Salomè ridefinisce un po’ la sua storia e la sua personalità. E Amanda, l’attrice, ha veramente capito questo dramma teatrale, è una star hollywoodiana e ha un’energia incredibile. L’arte deve cercare di rigenerare e di risvegliare dei sentimenti e ciò che è in noi”.

E sul potere di denuncia politico del cinema. “Credo fermamente in questo- dice-. Cinquantamila persone sono state cacciate via dal nostro paese e dalla nostra terra e siamo rimasti traumatizzati da questa pulizia etnica. Nel mondo ci sono tanti conflitti e tante guerre e proprio per questo è stato sentito poco quel che è successo in Armenia. Siamo traumatizzati da queste immagini di genocidio e stiamo cercando di capire cosa sta succedendo nel nostro paese. Ci sono tanti conflitti e l’arte ha un ruolo molto importante nel restituire un significato ai nostri sentimenti. Qualche settimana fa sono stato a un festival in Armenia e c’è stato un dibattito sul dolore. Questo dà la possibilità di una guarigione. Il ruolo dell’arte è molto importante”.

Nel 1994 Egoyan si è aggiudicato il Premio internazionale della critica al Festival di Cannes per il film Exotica, ambientato nel mondo dei peep-show. Il film successivo, Il dolce domani (tratto da un romanzo di Russel Banks) ha vinto nel 1997 il Premio speciale della Giuria, sempre al Festival di Cannes e ha ricevuto due nomination all’Oscar per la regia e la migliore sceneggiatura non originale. Infine conclude: “C’è sempre una ragione per cui si fanno dei film. Tanti registi italiani mi hanno ispirato nel tempo: Pasolini, Bellocchio, Antonioni, Fellini e Visconti con la sua capacità di unire il realismo e il barocco”.

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