Roma, 26 settembre (di Giulia Lucchini)- “Mi piace produrre film non morettiani e che non mi assomigliano”. Così Nanni Moretti alla conferenza stampa di presentazione del film ‘Vittoria’, che si è tenuta questa mattina al Nuovo Sacher.
Presentato nella sezione Orizzonti Extra alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia e in uscita nelle sale dal 3 ottobre distribuito da Teodora Film, il film, diretto da Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman e prodotto appunto dallo stesso Moretti insieme a Lorenzo Cioffi, Giorgio Giampà e Rai Cinema, s’ispira alla storia vera di Marilena Amato (nel film Jasmine) e di suo marito Gennaro Scarica, una coppia felicemente sposata e con già tre figli maschi, che vive a Torre Annunziata e che decide di adottare una bambina. In realtà chi vuole in modo assoluto questa adozione è Marilena che non si dà pace e che contro ogni logica, mettendo perfino a repentaglio il suo matrimonio e il benessere di tutta la famiglia, lotterà per realizzare il suo sogno perché nella vita “bisogna fare di capa propria”.
“Mi piace che siano riusciti a fare un bel film limpido e commovente con pochi soldi e questo è un doppio loro merito. Mi piace appunto produrre film che non mi somigliano, qui per esempio loro usano sempre la macchina a mano e io non l’ho mai usata almeno in questi primi 70 anni della mia carriera”, prosegue Moretti scherzando. E poi: “Cassigoli e Kauffman prendono una persona che magari fa una piccola apparizione e poi la rendono protagonista del film successivo, in Californie, film del 2021 premiato nella mia rassegna ‘Bimbi belli-esordi nel cinema italiano’ c’era questa parrucchiera, Marilena, e l’hanno resa protagonista del film successivo ovvero Vittoria. Io sono mesi e mesi che sto pensando quale persona sceglieranno come protagonista del loro prossimo film e ancora non mi sono dato una risposta”.
“In quel film Marilena aveva avuto anche una parte importante- dicono i registi-. Per raccontare questa storia abbiamo fatto tante interviste e ci siamo anche confrontati con altre coppie per capire il loro percorso adottivo. All’inizio avevamo pensato di realizzare il film con un impianto più classico e di prendere degli attori. Poi però abbiamo deciso di farlo interpretare dai veri protagonisti. Il film è in gran parte incentrato sulla loro storia vera. Poi ci abbiamo messo alcuni elementi di finzione”. E su Torre Annunziata, visto che è il terzo film che girano in quel posto, spiegano: “Non siamo di Torre Annunziata e non volevamo fare una trilogia. È un posto dove abbiamo sentito la possibilità di storie di contatto, di relazioni umane e di fare un cinema come il nostro con non tantissime risorse. Lì abbiamo imparato a fare il cinema. Torre Annunziata si abbina bene al nostro metodo, non è ancora inquinata dal cinema. Per esempio cerchiamo un dentista e poi arriva il dentista e fa il provino. C’è una grande partecipazione e tanto entusiasmo che ci aiuta moltissimo. Tra l’altro questo è il terzo film che giriamo lì e che non parla mai di camorra e malavita: un piccolo record di cui siamo anche fieri”.
“Fare questo film è stato liberatorio e doloroso- racconta Marilena Amato-. È stata dura e ho pianto tanto, ma sono felice di avere fatto tutto questo per mia figlia perché lei saprà quanto l’ho voluta. Di finto non c’è molto. La storia è questa. Non è facile interpretare qualcosa di vero e intimo. Recitare in Californie è stato molto più facile ovviamente”. E sulle adozioni dice: “In molti si lamentano per la lunghezza della burocrazia per le adozioni, tra visite mediche e assistenti sociali, ma tutti questi procedimenti lunghi si devono fare perché molte coppie poi una volta che prendono un bambino non sanno gestirlo. Questi bambini quando arrivano spesso non conoscono niente. Mia figlia non conosceva né la notte e né il giorno, né la televisione. Bisogna adottare con il cuore, altrimenti è meglio non farlo. Mia figlia è nata il giorno in cui l’ho presa. Con lei ho trovato tante difficoltà, ma le ho superate tutte e ora sono contenta perché lei è dolce e vuole amore. Le coppie che devono adottare non devono avere paura quando si trovano lì. Questi bimbi vogliono l’amore perché non hanno né baci né abbracci. Per prendere bambini lo Stato vuole i soldi, ma molte coppie li hanno purtroppo. Io li ho presi dal risarcimento per la morte di mio padre morto a causa di un tumore per l’amianto”.
Infine Nanni Moretti conclude: “Fate venire voglia al pubblico di vedere questo film perché non è vero che il pubblico è sempre innocente e poi c’è il sistema cattivo. Talvolta il pubblico è un po’ pigro per cui cerchiamo un po’ di sollecitarlo”.