Venezia, 23 luglio- Sono cinque gli italiani in concorso a Venezia 81. Questi i titoli. Campo di battaglia di Gianni Amelio con Alessandro Borghi e Federica Rosellini, lo scenario è quello della Grande Guerra e i protagonisti sono due vecchi compagni di scuola e una donna bellissima. Vermiglio di Maura Delpero, alla sua opera seconda dopo Maternal, il film si svolge su un paesino sulle dolomiti negli anni che precedono la fine della seconda guerra mondiale, interpretato da molti attori conosciuti come Tommaso Ragno e molti non professionisti. Iddu di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza racconto della vicenda in chiave farsesca ispirata a Matteo Messina Denaro con Elio Germano, Toni Servillo e Barbara Bobulova. Queer di Luca Guadagnino con Daniel Craig in un ruolo inconsueto, un film di quasi tre ore tratto dall’omonimo romanzo di William S. Burroughs che si svolge in una Città del Messico interamente ricostruita a Cinecittà. Infine Diva Futura di Giulia Louise Steigerwalt, al suo secondo film dopo Settembre, con Pietro Castellitto e Barbara Ronchi, sulla vicenda di un noto personaggio ovvero Riccardo Schicchi e la sua prima casa di produzione specializzata in pornografia che ha rivoluzionato il cinema erotico, un film molto pop.
In concorso a Venezia 81. tanti film altri film. Come ha sottolineato il direttore Alberto Barbera durante la conferenza stampa di presentazione del programma molti film saranno piuttosto lunghi.
In concorso ci saranno: The Room Next Door di Pedro Almodóvar, primo film in inglese del regista; Leurs enfants après eux di Ludovic e Zoran Boukherma dal romanzo di Nicolas Mathieu, racconto corale in una valle della Francia orientale negli anni Novanta; The brutalist di Brady Corbet con Adrien Brody, girato in 70 mm. Storia di un architetto ebreo ungherese che sopravvive all’Olocausto, emigra in America, vive in povertà finché incontra un mecenate. Il riferimento è La fonte meravigliosa.
Jouer avec le feu, codiretto dalle sorelle Coulin su un padre single cinquantenne interpretato da Vincent Lindon che deve fare i conti con le diverse strade dei suoi due figli.
Dalla Norvegia Love di Dag Johan Haugerud terzo capitolo di una trilogia che analizza i comportamenti sessuali. April della regista georgiana Dea Kulumbegashvili su un ospedale rurale della Georgia che pratica aborti clandestini; The Order di Justin Kurzel, thriller politico su un gruppo di suprematisti bianchi che finanziavano atti terroristici nel cast anche Jude Law e Tye Sheridan; Maria di Pablo Larrain, un atteso film dedicato a Maria Callas, con Angelina Jolie nel ruolo di Maria Callas, nel cast anche Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher.
Trois Amies, terzo film francese in concorso, di Emmanuel Mouret storia di tre donne e delle relazioni amorose che si intrecciano tra Eric Rohmer e Woody Allen, una commedia leggera che la dice lunga sulla caducità del sentimento amoroso moderno. E poi ancora:
Kill the Jockey di Luis Ortega storia surreale di un grande fantino argentino, il secondo capitolo di Joker: Folie à Deux diretto da Todd Phillips con Joaquin Phienix e Lady Gaga, che torna sulle vicende del manicomio criminale; Babygirl di Halina Reijn con Nicole Kidman, un thriller erotico su una manager di successo che cerca conforto in un rapporto sadomasochista; I’m still Here di Walter Salles con Fernanda Torres, nei panni di una donna che cerca la verità sul marito scomparso. E ancora: Harvest di Athina Rachel Tsangari con il quarto lavoro ambientato nella campagna inglese alla fine del 1500 con Caleb Landry Jones e Youth del documentarista cinese Wang Bing.
Ultimo film della selezione Stranger Eyes di Yeo Siew Hua, un’escursione metalinguistica sul cinema e denuncia di un paese e riflessione sul concetto di famiglia. Prima volta per Singapore in Concorso.
Fuori concorso il film d’apertura sarà il già annunciato Beetlejuice Beetlejuce di Tim Burton con un grande cast e il film di chiusura L’orto americano di Pupi Avati, racconto gotico nell’immediato dopoguerra, con elementi soprannaturali e rimandi storici, con Filippo Scotti, Chiara Caselli e altri. Sempre fuori concorso anche Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini con Fabrizio Gifuni, racconto autobiografico del suo rapporto con il padre, grande regista della storia del cinema; Phantosmia di Lav Diaz (Leone d’oro nel 2016) torna con il suo ultimo lavoro, un altro affresco di inferno su un ex agente della polizia militare con allucinazioni olfattorie; Maldoror di Fabrice du Welz regista belga che racconta un caso degli anni ottanta sulle forze dell’ordine e il sistema giudiziario e i rapimenti incessanti di giovani bambini; Broken Rage di Takeshi Kitano, un film brevissimo inconsueto che è anche un esercizio di metacinema molto divertente; Baby Invasion di Harmony Korine e Kurosawa Kiyoshi con Cloud, uno dei registi più prolifici giapponesi con una storia tra gangster e fumetto; Finalment di Claude Lelouch, summa del suo cinema e Wolfs di Jon Watts, un thriller con Brad Pitt e George Clooney, costretti a lavorare insieme per far scomparire le tracce di un crimine.
Infine Se posso permettermi Capitolo II di Marco Bellocchio, di pochi minuti, realizzato con gli allievi che seguono il suo workshop a Bobbio, con Fausto Russo Alesi, Barbara Ronchi, Rocco Papaleo e tanti altri e Allégorie Citadine di Alice Rohrwacher e JR.
Tra le proiezioni speciali fuori concorso: Leopardi il poeta dell’infinito diviso in due parti, nel quale Sergio Rubini si misura con uno dei più grandi poeti italiani; Master and Commander di Peter Weir, uno dei suoi film meno noti, con Russell Crowe e Paul Bettany, in omaggio al Leone d’oro alla carriera e Beauty is not a Sin di Nicolas Winding Refn, 7 minuti di spot pubblicitario.
Quattro le serie tv in programma: da quella di Alfonso Cuaròn dal titolo Disclaimer per la Apple; la spagnola Los anos nuevos (capitoli 1-10) di Rodrigo Sorogoyen su una relazione tra un uomo e una donna lunga dieci anni; Thomas Vintenberg con Familier som vores, una storia di fantascienza distopica che si svolge in Danimarca e infine
M- Il figlio del secolo di Joe Wright, produzione di Sky e Fremantle, con Luca Marinelli sulla storia d’Italia dall’ascesa di Mussolini sino al delitto Matteotti, tratta dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati.
Fuori concorso non fiction: Apocalipse nos tropicos della brasiliana Petra Costa sulla storia del suo paese e la prepotente ascesa al potere di Bolsonaro; Bestiari, erbari, lapidari di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti; Why War di Amos Gitai da una domanda che Einstein fece a Freud; 2073 di Asif Kapadia; One to One: John & Yoko di Kevin Macdonald e Sam Rice-Edwards; Separeted del documentarista Errol Morris; Israel Palestina Pa Svensk 1958-1989 di Goran Hugo Olsson, riassunto cronologico dei servizi della tv svedese sul conflitto; Russians at War documentario di una giovane russa di nome Anastasia Trofimova, che si è fatta accettare sul fronte della guerra russa-ucraina e ha raccolto testimonianze drammatiche della vite dei soldati; Songs of Slow Burning Earth di Olha Zhurba, girato in Ucraina; Things We Said Today di Andrei Uica sui Beatles e la loro prima tournée americana e infine Riefenstahl, doc della tedesca Andres Veiel sul concetto di responsabilità degli artisti nei tempi in cui vivono e una riflessione sulla contraddizione della Germania.
All’inizio della conferenza stampa Pietrangelo Buttafuoco, presidente della Biennale di Venezia, sottolinea: “Venezia è la più importante manifestazione cinematografica. Il cinema è industria, è importante ricordarlo. Tante discipline si intersecano alla Biennale dalla mostra di Adriano Pedrosa alla danza. Tutti gli steccati che intersecano queste discipline hanno sempre delle invasioni di campo pacifiche. Il cinema ha contribuito a rinnovarle. Il punto di forza di questa mostra è Venezia con la sua capacità di poter dialogare con il mondo e i paesi lontani. C’è anche un legame fortissimo con il grande cinema italiano. Ci impegniamo nell’interpretare e nel predire il tempo e c’è stata la prima rassegna sulla realtà virtuale. È un invito al viaggio, fatto di arti e di diverse realtà, che parte da Venezia, che è sempre in anticipo sul futuro. Si rinnova mantenendo sempre la sua unicità”.