Roma, 26 marzo (di Giulia Lucchini)- “Questa è una scuola d’arte, non dell’obbligo, e va garantito il diritto di sogno degli studenti”. A parlare è il neopresidente della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia Sergio Castellitto che oggi ha presentato alla stampa i punti del suo programma.
Due i capisaldi: la Cineteca Nazionale, uno dei più antichi e importanti archivi cinematografici del mondo, e la Scuola Nazionale di Cinema, impegnata da ottant’anni nella formazione d’eccellenza per le professioni del cinema.
“Attraverso questi due capisaldi lavoriamo sul talento. Questo è un luogo ammaliante che stiamo cercando di non far diventare ipnotico, che deve decidere se farsi rifugio di sé stesso o diventare una platea aperta”, prosegue Sergio Castellitto. E sulla nuova nomina, partita dall’ottobre 2023, dice: “Ho cominciato questa esperienza qualche mese fa. Ho assunto questo incarico solo a condizione di totale libertà e indipendenza perché sono un uomo che non è mai appartenuto a nessuno. Faccio questa esperienza con la stessa attitudine con cui faccio i miei film. Qui ho trovato una dimensione familiare e questo mi ha molto rassicurato e facilitato. Ho subito capito che avevo un consiglio di amministrazione militante. Non mi interessa il potere, ma il governo e la sua collegialità”.
Il CdA è composto da Pupi Avati, Giancarlo Giannini e Cristiana Massaro, Mauro Carlo Campiotti, Andrea Minuz e Santino Vincenzo Mannino.
E poi ancora: “Appena arrivato la prima cosa che ho fatto è stata un’assemblea con gli studenti. E proprio gli studenti avranno un posto nel consiglio didattico, che si terrà una volta al mese. Non sono partito dai presunti errori o dalle inadempienze anche perché questo è un posto che non ho mai frequentato prima. Venni una sola volta tanto tempo fa”.
Tante buone intenzioni e tante iniziative in cantiere, tra queste nella seconda metà di giugno un master di alto livello con Minimum Fax di scrittura creativa e uno sul management con Anica Accademy e poi la rassegna estiva Quo Vadis e un’altra a Santa Croce in Gerusalemme. Ma soprattutto dal 19 al 21 giugno è attesa ‘Diaspora degli artisti in guerra’, la tre giorni dedicata agli incontri con registi, autori e interpreti provenienti dalle aree di guerra del mondo. “Bisogna imparare a essere più affettuosamente aperti verso l’esterno. Ci sono due guerre, a sole due ore dalle nostre case. Volevo che questo posto aprisse le proprie porte e si facesse casa per ospitare studenti, musicisti, scrittori e consentire loro di confrontarsi e dimostrare il proprio lavoro”.
Sull’ex cinema Fiamma dice: “La vicenda è complessa dal punto di vista tecnico e burocratico. Sul Fiamma sono in corso una serie di riflessioni. Geograficamente non è molto indicato per un pubblico giovanile. Il Cinema America ci ha insegnato che i luoghi contano nel movimento delle persone”. Mentre sulla sede di San Servolo del CSC a Venezia: “Ho pensato di far diventare quel luogo una delle sedi più decisive”.
I finanziamenti? “36 milioni del PNRR. Abbiamo rinunciato a una decina di milioni. In questa rimodulazione c’è quello che vorremmo fare nel futuro perché molti studenti e insegnanti lamentano una mancanza di spazi. Per esempio per il reparto fotografia. Poi c’è un luogo come il teatro bruciato che potrebbe essere ristrutturato e diventare un micro CSC all’interno del CSC. Questa è un’attività che ci terrei a far partire il prima possibile”.
E poi: “Io sto continuando a capire e a imparare. Non è un percorso veloce, le rivoluzioni se si fanno in una notte lasciano solo sangue. I veri cambiamenti si fanno con il tempo e con la riflessione”. E la burocrazia? “Quella è come il colesterolo, c’è quella buona e quella cattiva. È l’ostacolo più grande della nostra vita e spesso le regole diventano dei legacci”.
Ma Castellitto lo ha un sogno? “Mi piacerebbe costruire un mio percorso didattico tra scrittura, regia e recitazione. Non intendo morire manager. Non pensassero di avermi archiviato come attore e regista: io milito e voglio continuare il mio lavoro”.