Pescasseroli,22 Marzo (di Laura Delli Colli) – Una scuola elementare che rischia di chiudere per mancanza di alunni, una piccola comunità dimenticata anche dalla politica che sa cos’è la ‘restanza’ e non molla nonostante le difficoltà, un intero territorio che Riccardo Milani, con la complicità di Antonio Albanese, ha trasformato in un irresistibile cast di esordienti di tutte le età. Come dice il titolo del film che ha avuto il battesimo ufficiale a Pescasseroli, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, siamo in Un mondo a parte. E il mondo, popolato, tra l’altro anche da lupi, caprioli, aquile, è quello che Milani con il suo cosceneggiatore di sempre, Michele Astori inquadrano tra le montagne della Val di Sangro, lì dove “la rassegnazione si mangia a morsi come la scamorza” e dove il maestro
Michele Cortese che arriva da Roma e ha, all’inizio della storia l’entusiasmo di Antonio Albanese (ma anche l’inevitabile disadattamento di un lodigiano scioccato dalla maleducazione romana) raccomanda ai suoi piccoli alunni di ricordarsi di “salvare il mondo prima di cena”.
Michele è un idealista, ha lasciato una scuola di periferia di Roma dove ad ogni rimprovero si sentiva minacciare perfino da un ragazzino cresciuto in una famiglia di prepotenti ma si adatterà presto in ogni senso al clima della comunità che finirà per essere la sua, per un lungo inverno di isolamento e resistenza (ma non solo…). Albanese è alla quinta collaborazione con Milani dopo i due Gatto in tangenziale e, tra gli altri, dopo Grazie, ragazzi): una bella esperienza in coppia con Paola Cortellesi che qui, impegnata tra l’altro nella tournèe mondiale del suo C’è ancora domani ha lasciato la scena ad una new entry nel mondo del cinema – e di Milani -come Virginia Raffaele.
Nel ruolo di Agnese (alla quale il regista dedica nel titoli di coda anche il revival dell’omonima canzone di Ivan Graziani) è la combattuta vicepreside che accoglie Michele (e prima o poi ne resterà inevitabilmente sorpresa) ma, soprattutto, incarna una coriacea resistenza alle difficoltà della vita di tutti i giorni, tra neve a raffica, strade ghiacciate e convicenza con l’ululato dei lupi che sono realtà quotidiana proprio come quella politica locale di piccoli poteri spesso nemica del bene pubblico, alla quale la piccola scuola intitolata al poeta pastore Jurico (troppo povero per poter frequentare la scuola dei suoi tempi) risponde con un metodo al limite della legalità pur di salvarsi dalla chiusura per numero insufficiente di allievi.
I nuovi ai quali toccherà salvare quelle aule dalla chiusura saranno reclutati anche tra i profughi ucraini e i migranti magrebini e il finale della storia è assicurato in una lezione di sopravvivenza e di integrazione che sembra lontana dalle polemiche che, nell’Italia di questi giorni, ci fanno pensare perfino alla bufera che ha travolto la scuola di Pioltello. Non solo commedia il film prodotto da Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa di Wildside con Sonia Rovai in collaborazione con Medusa è in sala da giovedì prossimo 28 marzo in 500 copie e intanto a Pescasseroli ha
mobilitato tutta la comunità dei paesi che hanno partecipato alla lavorazione nel piccolo cinema intitolato a Ettore dove cast e stampa sono stati accolti anche da Silvia Scola e dall’emozione di una banda che ha fatto suo quell’inno alla resistenza di C’eravano tanto amati che è E io ero Sandokan.
“Inizia qui un tour di anteprime in giro per l’Italia, un tour così esteso non è stato mai fatto, e avremo un’attenzione particolare proprio ai piccoli centri” ha annunciato Giampaolo Letta in prima linea nel promuovere un’operazione che, con Alice nella Città, ha già toccato in anteprima alcune scuole tra Lazio e Marche. “E’ un film civile e leggero, profondo e di assoluto impegno nella difesa sia della realtà dei piccoli borghi che dell’ambiente, delle emozioni e insieme della capacità di non arrendersi alle difficoltà quotidiane” dicono gli autori, e soprattutto “di non abbandonare, comunque, in cerca di una vita in città l’ambiente che amiamo e che ci ha insegnato a sopravvivere anche ad una vita fatta, come direbbe il maestro Michele, di solitudine e di silenzi, a volte
preziosi”.
Per Riccardo Milani “Un mondo a parte è un film che cerca di guardare al paese reale, anche nei suoi aspetti peggiori”. Quelli che il film ci racconta, dice “sono territori che spesso conosciamo solo nei weekend ma di cui in effetti non sappiamo niente. Luoghi in cui la vita è dura ma anche piena di valori semplici” come accade a Pescasseroli ma anche a Opi, Barrea, Villetta Barrea, Sperone,Civitella Alfedena, Gioia dei Marsi dov’è stato girato e che nel film diventano Rupe. E qui il piccolo miracolo di sentirsi conquistati dal territorio accade perché, come dice il tormentone che passa di bocca in bocca nella sceneggiatura “la montagna lo fa”. Virginia Raffaele dice che Milani le ha trasmesso la sua passione: “questa comunità mi ha fatto sentire a casa in questo ‘mondo a parte’
e ho imparato alla perfezione perfino il dialetto. E Albanese: “Di Riccardo amo il garbo e la nobile leggerezza. Mi piace perché non è mai modaiolo e ama, come me, un cinema dal tratto umano”. Alla sua esperienza in quest’Abruzzo così ruvido e fiero del proprio territorio ha aggiunto anche l’occasione di lavorare con otto bambini irresistibili “che a otto anni sanno già scalare, correre, montare a cavallo, sparare” E il rapporto col mondo degli adulti? “Non attori con i loro tempi poetici” risponde “e un dialetto che suona come un un incrocio tra thailandese e valdostano”.
Anche lo sceneggiatore Michele Astori ha scoperto questo ‘mondo a parte’ grazie a Milani: “Ho trovato una comunità che abbiamo raccontato in un film alla fin fine politico e sociale perché questi luoghi cercano di sopravvivere alla sparizione”. Conclude Milani “Ci sono emergenze vere nel nostro Paese: la scuola, la sanità, la cultura. La scuola ha perso credibilità e autorevolezza, come la giustizia o la scienza. Qui in Abruzzo c’è una comunità che per questi valori compie una battaglia continua, ad esempio per un presidio sanitario che manca come manca una palestra o la
piscina e i ragazzi che fanno sport devono percorrere quasi 50 km per raggiungere le strutture”.
Una situazione che produce un senso di rassegnazione che il film, oltre il sorriso, riesce a mettere perfettamente a fuoco”. “Come dice Agnese”, conclude il regista “siamo abituati a perdere un pezzo dopo l’altro, siamo abituati al peggio ed è la cosa più brutta che possa capitare a un essere umano”. Ma c’è anche chi rimane: Duilio, 20 anni, per i suoi 18 ha preferito avere in regalo una pecora alla moto e oggi produce le piccole lenticchie di montagna che sono un vanto di queste terre proprio come il miele o i formaggi, le scamorze d mangiare con la salsiccia locale, le verdure di montagna da accompagnare alla polenta e la ricotta di pecora di cui facevano scorta Scola e
Age. Altro che vita da influencer e social: come dice Milani “Identità è la capacità di partecipare alla vita attiva della società in cui vivi e costruire qua dove c’è la tua casa, il tuo territorio, le tue radici ed è una cosa bellissima”. Piccola nota finale di cui tener conto: nel rispetto al territorio che ha ospitato la lavorazione del film da non perdere i titoli di coda in cui i protagonisti sono raccontati con il loro autentico ruolo nella comunità.