Roma, 5 dicembre- Un Dio evoluto? Troppi i disastri e troppe le guerre, così dal paradiso decidono di inviare sulla terra un nuovo messia. L’angelo Aristide (Valentino Picone) però fa un terribile errore di valutazione e finisce per “ingravidare” non la prescelta, ma tale Nicola Balistreri (Salvo Ficarra), un professore bigotto e ossessionato dai propri pregiudizi e da quello che la gente dice di lui. Insomma un gran bel casino. È questa la trama del nuovo film di Salvo Ficarra e Valentino Picone, dal titolo Santocielo, in uscita dal 14 dicembre con Medusa, diretto da Francesco Amato e interpretato anche da Barbara Ronchi, Maria Chiara Giannetta e Giovanni Storti.
Un film che parla di amore e di diritti. “Tutto nasce dal desiderio che avevamo di fare un film sugli angeli- dice Salvo Ficarra-. Ci siamo confrontati con Francesco Amato e gli abbiamo raccontato la nostra idea e a lui non è piaciuta, lui ci ha raccontato la sua e a noi non è piaciuta e così ne abbiamo fatta una completamente nuova e diversa. Il plot del film è nato in cinque minuti, poi ci abbiamo messo un anno e mezzo a scriverlo. Continuamente, mentre giravamo, il film ci suggeriva dove andare quindi credo che il vero sceneggiatore sia lo stesso film. Volevamo parlare di termini all’ordine del giorno come l’amore”. E poi: “Il mio personaggio si domanda come è possibile che è rimasto incinto, come quando uno si domanda come sia possibile essersi innamorati. È una domanda che è meglio non farsi perché l’amore arriva e lo riconosci perché è naturale. Valentino è un personaggio che giudica gli esseri umani prima di conoscerli e poi comprende quale è la sua mission con il paradiso. Poi c’è il tema dei diritti. È giusto regolamentare un amore? O regolamentare cosa è il concetto di famiglia? La famiglia è dove c’è un amore e un sentimento poi da chi e da quante persone è composta è relativo. Si può mettere una regola sul concetto di amore? No”.
Sicuramente in tutto il film non c’è giudizio universale, anzi c’è una lotta contro il pregiudizio. “Il film parla dell’eliminazione dei pregiudizi nato da un’idea provocatoria che può sembrare anche blasfema, ma abbiamo capito da subito che c’era la possibilità di seminare dei punti interrogativi all’interno di quella provocazione- dice Valentino Picone-. Tutti hanno pregiudizi. Può sembrare naturale che una persona più è anziana e più ha dei pregiudizi legati all’anzianità, invece il film rileva che la saggezza ti fa vedere le cose nel modo giusto. L’amore è la cosa più naturale che possa esistere. Gaber diceva che quando uno ama è come il fiume che segue il suo corso, non te ne accorgi come mai succede quella cosa”.
Ottavo film di Ficarra e Picone, girato in un piccolo borgo nella provincia di Messina. “Un posto trovato dopo molti sopralluoghi, abbarbicato su una montagna che ci ha convinti per la sua piazza, la sua parte storica e la sua comunità che ci ha accolti con calore- racconta il regista-. Un piccolo posto abbarbicato su una montagna. Ci abbiamo lasciato il cuore”.
Una caratteristica del film è l’umorismo ebraico di cui è condito. “Da Woody Allen a Mel Brooks, quelli sono i modelli di riferimento. Abbiamo trattato argomenti comuni come la psicoanalisi e il gusto di misurarsi con i temi teologici con leggerezza e autoironia”, precisa il regista.
Ma questo è anche un film di donne umane e accoglienti, interpretate da Barbara Ronchi, nei panni di “una psicoanalista incasinata che lascia il suo ex con amore”, e da Maria Chiara Giannetta, nel ruolo di Suor Luisa, ovvero “una suora accogliente che sottovaluta quello che le può succedere e si trova all’improvviso ad essere innamorata”. Nel cast anche Giovanni Storti che interpreta nientemeno che Dio (“Ho scoperto il metodo di lavoro di Valentino e Salvo e sono rimasto stupito, perché io, Aldo e Giovanni gridiamo. Loro no. Pensavo che al sud fosse il contrario anche io mi sono tolto questo pregiudizio”, dice l’attore).
Infine conclude Salvo Ficarra: “In questo momento siamo felici per il cinema italiano e per Paola Cortellesi che ha fatto un bellissimo film. Quando c’è qualcosa che riesce a scuotere il pubblico, il pubblico c’è. Nel nostro film parliamo di temi all’ordine del giorno e anche delle donne e della condizione femminile. Un uomo bigotto e maschilista per la legge del contrappasso vive una delle più forti esperienze che una donna possa vivere cioè una gravidanza. E proprio questa gravidanza permette al mio personaggio di evolversi e di mettersi nei panni dell’altro. Si parla tanto della condizione femminile nella nostra società e penso che bisogna provare a mettersi nei panni dell’altro”.