Roma, 26 ottobre- “Questo film rappresenta le mie origini e la mia estrazione sociale”. A dirlo è Antonio Albanese che ha presentato alla Festa del Cinema di Roma, dal 23 novembre in sala con Vision, il suo nuovo film: Cento Domeniche.
Un film di denuncia. Antonio Riva (Antonio Albanese), ex operaio di un cantiere nautico, conduce una vita mite e tranquilla: gioca a bocce con gli amici, si prende cura della madre anziana, ha una ex moglie con cui è in ottimi rapporti ed Emilia (Liliana Bottone), la sua unica e amatissima figlia. Quando Emilia un giorno gli annuncia che ha deciso di sposarsi, Antonio è colmo di gioia, può finalmente coronare il suo sogno regalandole il ricevimento che insieme hanno sempre sognato potendo contare sui risparmi di una vita. La banca di cui è da sempre cliente sembra però nascondere qualcosa, i dipendenti sono all’improvviso sfuggenti e il direttore cambia inspiegabilmente di continuo. L’impresa di pagare il matrimonio di sua figlia si rivelerà sempre più ardua e Antonio scoprirà, suo malgrado, che chi custodisce i nostri tesori non sempre custodisce anche i nostri sogni.
“È la rappresentazione di un’ingiustizia e di una sopraffazione. Abbiamo elaborato questo dramma, studiando, leggendo e incontrando. Anche come età mi sono ritrovato giusto. Questa storia è immensa. Siamo qui anche grazie alle banche. Quello che può provocare un singolo personaggio è incredibile. Vittime che perdevano il sonno. Un tema delicato che abbiamo cercato di trattare con serietà, onestà e verità”, dice Albanese.
E poi ancora: “Parlo sempre di rispetto e onestà. La ricerco sempre in tutti in ogni minuto della mia giornata perché so che può salvare tutto. Quest’uomo non riesce neanche a reagire perché è un uomo profondamente onesto. Addirittura si dà la colpa. Volevo lavorare sul mondo operaio, perché non sono gli ultimi, sono i primi. Sono loro che sostengono questo paese. Non sono cento sono quasi 5 milioni. Cinque milioni e mezzo di operai che sostengono questo paese. E da un po’ di decenni sono abbandonati. C’è una politica che non si gira mai da questa parte. È un film per me in un certo senso necessario”.