Venezia, 6 settembre- “Non mi ha mai intimidito un primo piano, invece i premi mi intimidiscono”. Parola di Sergio Castellitto che oggi alla Mostra del Cinema di Venezia ha ricevuto il Premio Bianchi, il riconoscimento che i Giornalisti Cinematografici Italiani (SNGCI) assegnano tradizionalmente al Lido, quest’anno per la sua 47.ma edizione, ad una personalità eccellente del cinema italiano.
E poi aggiunge: “Sono gioiosamente contento perché questo premio si chiama Pietro Bianchi, come mio figlio che si chiama Pietro e che proprio ieri ha presentato il suo film in concorso qui a Venezia ovvero Enea. Mi pare davvero una bellissima coincidenza. Ci sono tanti strati di gioia. Mi piacciono queste combinazioni. Naturalmente è un privilegio ricevere i premi. E mi fa immensamente piacere riceverlo dal Sindacato, dalla presidente del SNGCI Laura Delli Colli e dal direttore artistico della Mostra del Cinema di Venezia Alberto Barbera. Ma è anche vero che i premi li devi meritare perché sono una sorta di responsabilità. Se fra un anno ancora lo merito io me lo tengo”.
“Reduce dal successo di Pietro giustamente oggi viene attribuito un premio a lui che è al centesimo film come ieri ricordava, mi pare fuori discussione che sia un premio meritato e questo è un grande piacere per noi”, commenta Alberto Barbera. E Laura Delli Colli: “Il premio è motivato da due parole: Sergio Castellitto. È un premio che è nato da lontano e poi questa idea dei suoi 100 film ci è piaciuta molto”. Questa la motivazione: “Eccellente nei ruoli drammatici e ironico nella tradizione della migliore commedia italiana Castellitto è tra gli attori più eclettici e certamente disponibili a lasciarsi andare alla sperimentazione, sia nella recitazione che come autore”. Tra cinema e fiction ben cento interpretazioni alle quali si aggiunge l’avventura della regia come autore di sette titoli tra i quali film che hanno conquistato anche un posto importante nel cinema e un eco internazionale.
Castellitto dice poi scherzando: “Solo gli infami e i traditori sanno ringraziare bene disse mio figlio Pietro pochi anni fa quando ricevette il premio ad Orizzonti a Venezia (ndr. premio per la migliore sceneggiatura alla 77/a edizione della mostra del cinema per il film I predatori, da lui stesso diretto). Quindi cercherò di non essere né infame né traditore”. Sul suo rapporto con il figlio Pietro dice: “Con Pietro abbiamo una profonda diversità di visione. Ma da genitori io e Margaret sentiamo di aver seminato in lui un comportamento artistico, sociale, intimo e di avergli dato il sentimento della libertà, che è una grande responsabilità nella vita perché te la devi guadagnare ogni giorno. Il senso della famiglia di artisti così compatta potrebbe anche irritare qualcuno invece penso che le persone dovrebbero essere contente di questo”. E poi: “Lui non è cambiato. Due sere prima di partire per Venezia mi ero addormentato e lui entra in camera e mi ruba tre paia di calzini e due mutande. In questo c’è il nostro essere amorevolmente essenziali nelle cose. Non intravedere nei figli il vuoto di un’inappetenza artistica è già una grande cosa”.
Sulla sua possibile nomina al Centro sperimentale, poiché, se venisse confermata questa voce, l’attore e regista pluripremiato succederebbe a Marta Donzelli che ha lasciato la presidenza il 4 agosto, dichiara: “Prima dell’estate Pupi Avati mi chiamò per dirmi che sarebbe bello che una figura come me accettasse l’incarico della presidenza del Centro sperimentale di Cinematografia. La mia prima risposta fu no, assolutamente no. Poi ne parlammo. È passata l’estate e non ho saputo più nulla. Ho letto la notizia così come l’avete letta voi ovvero che lo davano per certo. Io mi limiterei a questo. Quello che succederà non lo so. Non nascondo che l’idea è comunque affascinante. L’unica cosa che mi sento di dire è che io non sono un uomo di appartenenza, ma di competenza. Quindi mi si chiede di fare questa cosa per la mia competenza e credo che questo sia stato assolutamente recepito”.
Infine conclude: “L’11 settembre comincio un film con Giovanni Veronesi, il titolo è Romeo è Giulietta, poi cominciamo una serie sulla fecondazione assistita, prodotta da Cattleya per Paramount, su un’idea di Margaret Mazzantini”.