Venezia, 25 luglio- Sono ventitré i film in concorso a Venezia 80. Di questi ben sei sono italiani e sono diretti da: Pietro Castellitto, Saverio Costanzo, Edoardo De Angelis, Giorgio Diritti, Matteo Garrone, Stefano Sollima. Tutti in corsa per il Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia in programma dal 30 agosto al 9 settembre. Il direttore artistico Alberto Barbera subito confessa le difficoltà dovute allo sciopero degli sceneggiatori e degli attori di Hollywood che ha scombinato un po’ i piani (dal film d’apertura, non più Guadagnino, ma il Comandante di Edoardo De Angelis all’assenza di alcune star come Emma Stone), non solo le problematiche riguardano anche l’emergenza climatica con imprevedibili tempeste che mettono a dura prova il nostro paese.
Barbera però rammenta: “Non sarà una mostra autarchica”. “Per fortuna le conseguenze questo sciopero, che ha sicuramente buone ragioni, molto condivisibili, sono modeste- dice-. L’unico film che abbiamo perso è quello di apertura di Guadagnino, rimandato ad aprile 2024, sostituito dal Comandante. Tutti gli altri film americani sono invece confermati. Mancherà ovviamente qualche star. Saranno comunque presenti gli attori che hanno lavorato in produzioni indipendenti, quindi ci auguriamo che il tappeto rosso non sarà sguarnito”.
Al suo fianco il presidente della Biennale di Venezia, Roberto Cicutto, ricorda in apertura della conferenza stampa il giornalista, sceneggiatore, saggista e attore Andrea Purgatori recentemente scomparso, e sul cambiamento climatico conferma di continuare a impegnarsi sulla neutralità carbonica. “Quest’edizione garantisce titoli importantissimi da tutto il mondo malgrado le turbolenze dello sciopero e meteoreologiche- dice-. Quest’anno Venezia compie 80 anni, è una mostra, fin dalle immagini del manifesto, proiettata nel futuro. Una mostra del cinema che sa vivere all’interno della Biennale e degli eventi storici che la contraddistinguono. Abbiamo sempre saputo dare risposte ai temi importanti e attuali che un’istituzione come la biennale ha il dovere di garantire”.
Cinquantaquattro i paesi rappresentati. 4061 i film presentati (2100 lunghi, 1961 corti). I titoli a regia maschile circa il 66% del totale, quelli a regia femminile 32%. “Siamo ancora lontani dalla parità di genere, ma è un processo lento e speriamo non si allenti”, commenta Barbera.
In concorso, ben quindici film realizzati da registi che per la prima volta partecipano alla competizione veneziana. Si apre con il già citato Comandante di Edoardo De Angelis con Pierfrancesco Favino. Si prosegue con gli altri italiani: Enea di Pietro Castellitto con Benedetta Porcaroli, “una sorta di grande bruttezza ammantata da cinismo e ipocrisia”; Finalmente l’alba di Saverio Costanzo che torna al cinema dopo L’amica geniale, un film prodotto da Wildside che racconta la perdita di innocenza di una giovane popolana con un grande cast tra cui Alba Rohrwacher e Willem Dafoe; Lubo di Giorgio Diritti, storia vera di un giovane gitano nella svizzera degli anni 30 perseguitato dai nazisti ma anche dagli svizzeri; Matteo Garrone con Io capitano, un’odissea contemporanea di due ragazze africane che tentano dal Dakar di raggiungere l’Europa; infine Adagio di Stefano Sollima su una Roma distopica circondata da incendi.
Dagli altri paesi: Bastarden del danese Nikolaj Arcel, regista già Orso d’Argento a Berlino per Royal Affair che rinnova il sodalizio con Mads Mikkelsen nel ruolo di un ex ufficiale dell’esercito danese di metà Settecento che decide di colonizzare una landa desolata; Dogman di Luc Besson, “con il memorabile attore australiano Caleb Landry Jones”; La bête di Bertrand Bonello, da un racconto di Henry James, con Léa Seydoux protagonista che decide di affidarsi a una società che usa l’intelligenza artificiale; Hors-Saison di Stéphane Brizé, “non un film a sfondo sociale, ma su una coppia che si ritrova dopo anni che si sono separati: Guillaume Canet nel ruolo di un attore in crisi e Alba Rohwracher in quello di una pianista che non ha superato il trauma della separazione”. E poi ancora: Maestro di Bradley Cooper, “la complessità di Leonard Bernstein attraverso il rapporto con la moglie amatissima e tormentata (interpretata da Carey Mulligan)”; Priscilla di Sofia Coppola, tentativo di raccontare la vera e tormentata storia della giovane moglie di Elvis Presley, coproduzione con l’italiana Apartment; Origin di Ava Duvernay, dal saggio di Isabel Wilkerson; The Killer di David Fincher, “produzione di Netflix, il regista non veniva a Venezia dai tempi di Fight Club, da un graphic novel francese con Michael Fassbender e Tilda Swinton”; Memory di Michel Franco, con Jessica Chastain e un’ambientazione newyorkese.
Aka Wa Sonzai Shinai (Evil Does Not Exist) del giapponese Ryûsuke Hamaguchi, vincitore dell’Oscar per Drive my Car, racconto di una società di Tokyo che vorrebbe costruire un camping di lusso, ma si scontra con la popolazione locale; Zielona Granica (The Green Border) di Agnieszka Holland, sulla tragedia dei clandestini bielorussi che entrano in Europa dal confine polacco; l’opera prima Die Theorie Von Allem di Timm Kröger, un incubo gotico e un melodramma metafisico; Povere creature! di Yorgos Lanthimos, con temi tipici del cinema gotico e un Emma Stone scatenata (come già detto per lo sciopero non parteciperà alla Mostra); El Conde del cileno Pablo Larraín, una barocca rivisitazione del genere vampiresco con Pinochet, un duro attacco politico al suo paese; Ferrari di Michael Mann sul conflitto coniugale tra Ferrari e la moglie; il melodramma polacco Kobieta Z… (Woman Of) di Małgorzata Szumowska, Michał Englert, e infine Holly di Fien Troch, sul disagio adolescenziale e una ragazzina dotata di un potere speciale.
Fuori Concorso ci sono Woody Allen con Coup de Chance, una riflessione semiseria sul peso determinante del caso nella nostra vita, Roman Polanski con The Palace,ricostruzione dell’ultimo veglione di capodanno nell’anno 2000 con un’insopportabile e variopinta umanità, Wes Anderson con The Wonderful Story of Henry Sugar da un racconto di Roald Dahl e William Friedkin con T<em>he Caine Mutiny Court-Martial.
Ma anche: La sociedad de la nieve di J.A. Bayona, film di chiusura sull’aereo caduto sulle montagne tra Argentina e Cile, un survival movie; The Penitent di Luca Barbareschi, dal testo di David Mamet, L’ordine del tempo di Liliana Cavani, che sarà premiata anche con il Leone d’Oro alla carriera; Welcome to Paradise di Leonardo Di Costanzo, “cortometraggio realizzato alla scuola di cinema di Bobbio” e Xue Bao (Snow Leopard) di Pema Tseden, “tributo al più grande autore del cinema tibetano, morto pochi giorno dopo aver concluso il film”.
Tra i fuori concorso non fiction: Enzo Jannacci Vengo anch’io di Giorgio Verdelli, un omaggio al grande cantautore. Mentre fuori concorso- serie ci sono: D’argent et de sang (ep. 1-12) di Xavier Giannoli e Frédéric Planchon, 12 episodi da 50 minuti, un thriller con Vincent Lindon nel ruolo di un magistrato che deve guidare una task force sui reati fiscali e I Know Your Soul (ep. 1-2) di Jasmila Zbanic e Damir Ibrahimovic, sei episodi con una magistrato alle prese con una vicenda di bullismo che coinvolge suo figlio, con Jasna Đuričić già protagonista di Quo vadis, Aida? di Zbanic.
Per Orizzonti, alcuni titoli: A cielo abierto di Mariana Arriaga e Santiago Arriaga su sceneggiatura mai realizzata del padre Guillermo; El paraíso di Enrico Maria Artale con Edoardo Pesce, ritratto di un quarantenne con un rapporto simbiotico con la madre la cui vita viene sconvolta dall’arrivo di una donna venezuelana; Behind the Mountains di Mohamed Ben Attia, terzo film del regista, già premiato con l’Orso d’Argento a Berlino; Invelle, opera prima dell’animatore Simone Massi, storia di una famiglia di contadini dagli anni Venti ai giorni nostri e Una sterminata domenica di Alain Parroni, manifesto di una generazione perduta nell’estrema periferia romana. Da segnalare infine l’unico italiano in Orizzonti Extra l’opera prima di Micaela Ramazzotti sulle vicissitudini di una ragazza che vuole far carriera nel cinema come truccatrice e vive in una famiglia disfunzionale: Felicità.