Roma,5 Giugno (Romano Milani) – Con 150 titoli alle spalle tra cinema, televisione, teatro, radio e canzone, Lando Buzzanca se n’è andato a 87 anni lasciando anche una mole di scritti e altro, migliaia, tra soggetti, sceneggiature cinematografiche, copioni teatrali e televisivi, fotografie, film in pellicola 35mm, rassegne stampa, manifesti, elementi scenografici, incisioni sonore, interviste, corrispondenza, onorificenze e premi ricevuti a titolo internazionale e oggettistica varia. Il tutto preso in carico dal neonato Fondo Lando Buzzanca voluto dai figli Mario e Massimiliano e affidato alla curatela scientifica dell’Archivio Storico del Cinema Italiano nella persona del Presidente Graziano Marraffa che ne sta curando l’inventario e la catalogazione. A lui è stata anche affidata la Direzione artistica del costituendo Premio intitolato all’attore e destinato ai professionisti dello spettacolo che si distingueranno per qualità professionale nel cinema, nel teatro e nella Tv e che sarà assegnato annualmente a partire dal prossimo 18 dicembre, giorno in cui l’attore è scomparso lo scorso anno. Franco Mariotti è Presidente del Comitato scientifico di cui fanno parte oltre a Massimiliano Buzzanca e Graziano Marraffa, il Prof. Gianfranco
Bartalotta (Università Roma 3 e Università telematica Nicola Cusano), Vincenzo Raso (Presidente “Associazione Culturale Pietro Germi” di Sciacca) e Paolo Silvestrini (scrittore e sceneggiatore). Raffaele Festa Campanile è il responsabile marketing.
Graziano Marraffa ha delineato lo stile interpretativo di Lando Buzzanca nel panorama cinematografico dell’epoca “variante dal grottesco al parodistico, con note di sottile amarezza tese ad esaltare l’umanità dei personaggi spesso derivati da matrici letterarie di autori quali Bruna Piatti, Vitaliano Brancati, Leonardo Sciascia, Luciano Bianciardi, Piero Chiara, Goffredo Parise”.
Tra questi nomi, notissimi, ne spicca uno, non perché femminile o perché al primo posto (forse per galanteria), ma perché praticamente sconosciuto: Bruna Piatti. Non esiste nemmeno una voce su Wikipedia, tanto per usare un termine di paragone contemporaneo e Lando Buzzanca ci offre un’ottima occasione di aprirle una piccola “finestra”.
Tutto quello che si sa di lei sono le poche righe nel risvolto di copertina del romanzo “La Parmigiana” ripubblicato dalla casa editrice Elliott nel 2016: «Nata a Savona nel 1910. Ha scritto racconti per diversi periodici, tra cui “Annabella” e “Marie Claire” ed è stata autrice di due romanzi: La Parmigiana (Longanesi, 1962) e Venere e il Begriffo (Longanesi, 1965). È morta a Fidenza nel 1979”.
Dunque suo è il romanzo “La Parmigiana” (a volte addirittura attribuito ad Alberto Bevilacqua, forse perché parmense o confondendolo con “La califfa”) da cui è stato tratto il film del 1962 che Buzzanca (aveva 27 anni) ha interpretato con Catherine Spaak e Nino Manfredi. Lo firma Antonio Pietrangeli che lo ha anche sceneggiato con la stessa Piatti,
Ruggero Maccari e Ettore Scola e realizzato con altri nomi di prima grandezza: Piero Piccioni per le musiche, Armando Nannuzzi per la fotografia e “il più grande montatore di tutti i tempi” Eraldo Da Roma. “La Parmigiana” è il sesto film di Buzzanca preceduto, tra gli altri, da “Divorzio all’italiana” di Pietro Germi e “I giorni contati” di Elio Petri. Nel film di Germi, Buzzanca è il quarto nome in cartellone dopo Mastroianni, Daniela Rocca e Stefania Sandrelli e varrà la pena ricordare che “Divorzio all’italiana” ha conquistato l’Oscar per la sceneggiatura, due
Golden Globe, un BAFTA, 3 Nastri d’Argento, un Globo d’oro e il Premio per la migliore commedia al Festival di Cannes.
A parere della critica, però, Buzzanca, nel suo percorso cinematografico successivo, non ha mantenuto gli standard degli esordi e perciò, senza tanti complimenti, lo ha retrocesso al ruolo di caratterista o peggio protagonista di film di serie B. E a fargli rimontare posizioni non sono bastati il ruolo primario in “Don Giovanni in Sicilia” di Alberto Lattuada e le parodie di personaggi esistenti da lui ideate e portate sullo schermo ne “Il sindacalista”,
“L’arbitro” e “All’onorevole piacciono le donne”. Lui, però, con la sua vena comica e i suoi personaggi di maschio siciliano interpretati con grande spontaneità (è nato a Palermo) si è guadagnato il gradimento del pubblico tanto che di film ne ha interpretati un’ottantina e comunque firmati, tra gli altri, da Luciano Salce, Dino Risi, Steno, Nanni Loy, Vittorio De Sica, Luigi Zampa, Pasquale Festa Campanile e Luigi Magni fino alla sua ultima interpretazione del 2017 in “Chi salverà le rose?”, Spin-off del lungometraggio “Regalo di Natale” (1986) di Pupi Avati. E’nato il Fondo Lando Buzzanca